La pace tra Putin e Trump è già fatta da un pezzo: si scambiano baci e sorrisi, viaggiano nella stessa limousine, dormono nello stesso letto. L’obiettivo di entrambi è quello di spartirsi l’Europa, e magari anche Canada e Groenlandia, inglobando l’Ucraina e ingrassando Kaliningrad con le terre rubate alla Polonia e ai Paesi Baltici. Con la Cina alla finestra.
L’Ucraina, in questo gioco, non è tanto un ostacolo militare, quanto invece politico: un agnello che osa ruggire in faccia all’orso non s’era ancora visto. E mai più si dovrà vedere, nel camposanto planetario immaginato da Trump e da Putin. Ed occorre macellarlo prima che l’agnello faccia scuola fra i troppi popoli sottomessi ai criminali russi.
Così la «via della pace» (eterna) è stata sapientemente immaginata e articolata in tre fasi:
a) brevissima cerimonia di fidanzamento Trump-Putin, in Alaska. Un bacio e via. Tanto, quel che avevano da dirsi, già se l’erano detto;
b) sceneggiata in Sala Ovale con la vittima Zelensky e i suoi deboli guardaspalla europei, invitati a discutere di una pace immaginaria, mentre missili e bombe (reali) continuavano a martellare l’Ucraina;
c) promessa di un misterioso «incontro bilaterale» tra i soli Putin e Zelensky: in un luogo isolato e segreto dal quale, molto difficilmente, il presidente ucraino potrebbe uscirne vivo. Come da statistica: ogni qual volta Putin ha incontrato faccia a faccia un avversario politico, l’avversario politico ha cessato di vivere.
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È inutile girarci intorno. La Russia va messa all’angolo, e Trump ricoverato in qualche clinica per anziani. L’Europa deve farsi Stato e i due soli Paesi europei ancora armati, Francia e Inghilterra, devono al più presto costituirsi come primo nucleo di un futuro Stato Federale Europeo con poteri legislativi, esecutivi e giudiziari nelle materie di interesse comune, a cominciare da Finanza, Esteri e Difesa.
Le più interessate a fermare la Russia sono quelle nazioni oggi sotto diretta ed esplicita minaccia russoamericana: la Gran Bretagna, attaccata in Canada e nei possedimenti marittimi; i Paesi Baltici con la vicina Danimarca (attaccata in Groenlandia), la Finlandia, la Polonia, la Romania, la Moldavia... Mentre l’Ungheria è già a libro paga di Putin.
Non è più tempo di chiacchiere. È il tempo della forza.

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