Ciascuno di noi, nell’ultimo tratto della propria vita, restituisce al mondo buona parte di quanto ha ricevuto nel primo.
Chi ha avuto amore restituisce amore; chi ha raccolto denaro lo redistribuisce: chi in beneficenza, chi sperperandolo; chi ha accumulato sapere ed esperienza dispensa saggezza; chi si è impegnato negli studi, produce scienza. Ma chi dalla vita altro non ha avuto che calci e schiaffi, non può che restituire calci e schiaffi.
E diventa, senza accorgersene, uno di quei vecchi rancorosi e inaccostabili, nemici del mondo intero e di chiunque vi abiti. Quasi sian stati gli altri a sottrargli qualcosa e non egli stesso a rinunciare a prendersela, intento com’era a non trascurare alcuno dei sette vizi capitali: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, gola, accidia. Impegnato a consumare gli ultimi suoi anni nell’impossibile ricerca di un colpevole a cui addebitare la responsabilità dei propri fallimenti.
Non esiste persona anziana, alla luce di così vasta premessa, il cui animo non sia leggibile più che un libro aperto: da quel che un vecchio sa donare al mondo, è facile comprendere di qual razza sia stata la sua vita.
Cosa possiamo leggere, oggi, dietro la follia di un Donald Trump, se non una triste esistenza fatta di debiti non pagati, imposte evase, compromessi con le mafie, problemi giudiziari, passione per il rischio, amore per la menzogna ed ogni sorta di vizio?
Il denaro (altrui) e una sfrenata megalomania gli aprirono nel 2017 le porte della Casa Bianca. Pur senza una solida maggioranza al Congresso, volle smantellare molte delle riforme democratiche avviate dal suo predecessore Barack Obama. Anche allora tagliò le tasse alle imprese ed impose dazi su acciaio e alluminio, a danno della UE e della Cina, che risposero con simili contromisure mettendo in crisi l’intero comparto agricolo americano.
I disastrosi risultati gli costarono la rielezione, contestata da Trump tanto con azioni legali che con altre ben più che illegali, come il cruento assalto al Congresso USA, che costò cinque morti e tredici feriti.
Rieletto nel 2024 in assenza di una credibile controparte, sulla spinta del diffuso malcontento verso gli eccessi della cultura woke, colpevole d’aver trasformato alcuni diritti in autentici privilegi, un Trump 2.0 – libero dai lacciuoli del Congresso e circondato da un branco di affamati incompetenti – si è cimentato per tre mesi in una sfida contro il mondo che l’ha condotto tra le braccia di un dittatore alla frutta come Putin, mostrando al contrario i denti agli antichi quanto innocui amici: un’inconsistente Unione Europea, il reame britannico del Canada, quello danese della Groenlandia, il minuscolo Panama, l’intero Sudamerica. Portando in dono l’Ucraina alla Russia, come a suo tempo Nixon il Vietnam alla Cina.
Misera vita quella di Donald Trump! Bullizzato da ragazzo, grugnisce da vecchio l’antica rabbia al mondo intero; studente svogliato e inetto, cancella scuole ed università per porre sull’altare l’ignoranza; salvatosi dai fallimenti familiari grazie alla mafia newyorkese, ne ha presto assimilato non soltanto i metodi, ma anche la volgarità e il cattivo gusto; affamato di denaro, spera di arricchirsi imponendo assurdi dazi, manipolando le borse e i conti pubblici, spacciando per buona la sua personale criptovaluta, col solo risultato di impastoiare l’economia e sgretolare il dollaro. Senza aver mai conosciuto una sola vera amicizia, abbocca come un baccalà alle interessate adulazioni di assassini seriali come Putin, anch’egli impegnato a restituire al mondo quel che ha seminato in vita: guerre, torture, omicidi, delitti politici, oppressione dei popoli, ladrocinio, falsità, miseria e ignobiltà.
Con simili personaggi alla guida, nessun mezzo potrebbe giungere a destinazione senza prima andare a sbattere.
Che è esattamente quel che succederà tanto a Donald Trump che a Vladimir Putin, sotto il placido sguardo di Xi Jinping che, dalla sponda del fiume, attende di vederne passare i cadaveri.
Quel che il mondo non segretamente spera è che vadano a sbattere da soli, ciascuno per proprio conto: Trump steso dal voto di mid-term, Putin detronizzato dal popolo affamato.
Guai se andassero invece a sbattere l’uno contro l’altro. I danni sarebbero incalcolabili. E nessuno ne uscirebbe vincitore.

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