Chi ha votato l’ortaggio confidando in una politica di ordine e legalità, come reagirà davanti a una politica di sbracamento a 360° (largo alla mafia balneare e del contante), abusivismo edilizio (vai col 110%) e del liberi tutti (niente multa ai no-vax, falsi medici reintegrati in servizio e condono tombale a chi non ha mai pagato le tasse)?
Non reagirà. Perché, sotto sotto, gli elettori di questa sedicente destra fermamente nazionalista ma così attenta al sociale (nazionalsocialista?) proprio quello segretamente chiedevano: via la destra in giacca e cravatta di Mario Draghi, difensore della legge, dell’onore e dei conti in ordine, e avanti la destra in felpa e jeans di chi occupa edifici pubblici e privati, sbeffeggia la legge, non paga né tasse né affitto, sfreccia a 180 in autostrada e parcheggia sui marciapiedi in città.
Che i fautori della legalità siano in realtà una minoranza rispetto agli apostoli della sregolatezza, è cosa nota a chiunque si diverta ad osservare quel buffo Paese che scalcia laggiù in fondo all’Europa. Più difficile prevedere l’astuta mossa di faccendieri e profeti dell’illegalità, velocissimi nell’imboscarsi sotto la foglia di fico di una giovane popolana che predica l’esatto contrario di quel che i suoi infedeli servitori invece razzolano.
Lotta alla mafia? Sì, ma lasciamogli il contante per pagare il killer o il carico di droga.
Lotta all’immigrazione irregolare? Sì, ma a cannonate, mica applicando le rigide norme della Convenzione di Schengen.
Lotta all’evasione fiscale? Sì, ma condonando, mica condannando. L'evasione passata, la presente e, soprattutto, quella futura.
Lotta per una sanità più efficiente? Sì, cambiando nome alle epidemie e richiamando in servizio chi ha tradito il giuramento di Ippocrate.
Così, mentre la Sgarbatella dal volto umano rassicura il mondo circa le buone intenzioni della scarmigliata truppa a cui ha spalancato le porte delle aule parlamentari, gli spaccatutto dal volto rapace scalpitano: impazienti di vandalizzare, razziare, depredare, opprimere.
La domanda che ne consegue è una soltanto: quanto potrà durare?
C’è chi dice sei mesi, ma poi non gliene bastano sette per riunire il congresso del partito. C’è chi dice (spera) l’intera legislatura: sufficiente per far dell’Italia il Paese di Bengodi, dove gode però il più feroce e il più forte. C’è chi attende in riva al fiume che Bruto uccida Cesare, o che Cesare uccida Bruto: ben sapendo che, col crescere delle vergogne, prima o poi la piccola foglia di fico non sarà più sufficiente a nasconderle.
Nessuno, intanto, punta il dito contro la vera responsabile del male presente e di quelli futuri: una legge elettorale che nessuna (e sottolineiamo nessuna) forza politica ha la minima intenzione di voler modificare o riscrivere. Una legge elettorale che non consente di eleggere alcunché: non solo nega ogni possibilità di indicare per nome e per cognome un proprio rappresentante in Parlamento, ma neppure consente di esprimere simpatia per un partito, mescolato e annacquato in forzose quanto eterogenee coalizioni.
Così, senza fretta, attendiamo quel miracolo che ancora non ci è stato dato vedere: una forza politica che abbia il coraggio di dichiararsi (e conseguentemente esserlo) laica, legalitaria, democratica, eurofederalista. Che ponga al primo posto in programma una vera legge elettorale e si batta per inserila in Costituzione, così che ogni primo che passa non possa ad ogni tornata stravolgerla, secondo la convenienza del momento.
Pochi credono nei miracoli, è vero. Ma il bello dei miracoli è che, quando accadono, lo fanno senza chieder prima il permesso a costoro.
Accadono. E basta.
Commenti
Posta un commento