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Ali pesanti

Du’ Meloni! Son proprio due differenti Meloni quelle che, prima del voto di fiducia in Senato, tendono l’orecchio ora alle promettenti rassicurazioni di un Renzi, ora alle patetiche paternali di un Berlusconi ligio all'immutabile copione. La prima visibilmente sorpresa, lusingata e divertita dall’inattesa dichiarazione di non ostilità del Tosco, la seconda apertamente annoiata e sbadigliosa dinanzi alla prevedibile replica degli infiniti pipponi del bungobungo sorpassato a destra. 

Parole di sincera apertura, quelle di Renzi, che annuncia un’opposizione non pregiudiziale, ma circostanziata e puntuale, con la graditissima promessa di una manciata di voti in vista di una possibile riforma presidenzialista, antico sogno infranto del baldo Italiano (ancora miracolosamente) Vivo. 

Lagne di padre dimenticato e abbandonato, invece, quelle del neosposino putativo, impettito nella ben stirata veste di creatore onnipotente: lui che ha dato vita alla destra dal volto umano, che ha rappacificato Russia e America, Atlantico e Pacifico, Polo Nord e Polo Sud, Saturno e Plutone, tra una nipote di Mubarak e uno stalliere di Arcore. Vittima del complesso di Cimabue: incapace di accettare d’esser superato dall’allievo Giotto, più sveglio, più giovane, più bravo. 

Con l’aggravante che il Giotto in questione, per uno dei tanti scherzi della Storia, è inspiegabilmente una donna. E mica di quelle che gli strizzavano l’occhio tra le pagine del libro paga Mediaset. Meno che mai! A libro paga ci sta invece – altro scherzo della Storia – l’omaccione che la protegge. 

Salutato dall’oppositore e ridimensionato dall’alleato, incassato l'atteso voto di Camera e Senato, il governo meloniano si è comunque speditamente alzato in volo. Il gruppo di comando, assiso sui banchi alti del Senato riservati al presidente del governo e ai due vice, ricordava in effetti l’immagine di un aereo al decollo, con la piccoletta in cabina di pilotaggio e i due giuda a lato a farle da ali. Con tutta la problematica che il mestiere di ali comporta. 

Le ali, perfettamente consce che senza di esse nessun aereo potrebbe librarsi in aria, finiscono con l’illudersi che quel loro essere indispensabili le renda più importanti e decisive dello stesso pilota alla cloche, così come del carico umano che la pesante fusoliera trasporta, o dei motori che spingono il volo. 

Così, tra oscillazioni, piegamenti e contorcimenti (oggi è di moda chiamarle «fibrillazioni») quelle medesime ali progettate per sostenere l’aereo finiscono talvolta col farlo precipitare. Come la Storia frequentemente racconta: da Giulio Cesare a Mario Draghi. 

Per adesso, gli scricchiolii in gran parte provenienti dall’ala destra (Forza Ladri) e in misura più contenuta dall’ala sinistra (Forza Io) han costretto la minuscola pilota (il piloto?) ad alcune piccole manovre d'assestamento: l’innalzamento del tetto all’uso del contante (regalino agli evasori) e una certa attenzione ai cosiddetti mali della Giustizia (la possibilissima seconda cacciata dal Senato, targata Ruby, del Padre Nonpiùcosìpotente).

L’opposizione non è d’altronde meno litigiosa e divisa. Quella vecchia, appena precipitata al suolo e ancor ferita e dolorante, si limita ad augurar la medesima sorte all’avversario appena levatosi in aria. Quella nuova, in cerca di più degna collocazione, si atteggia a controllore di volo ripromettendosi di correggere la rotta all'aeromobile, se necessario, dando per scontato di averne le capacità e la forza. Quella stupida continua a pietire elemosine di Stato, augurandosi che l'aereo non voli a una quota troppo alta, ma felicemente decrescente.   

Visto da quassù, dove noi angeli si vola per diletto, lo spettacolo è tutto sommato divertente. Visto dai passeggeri stipati a bordo, tra nubi tempestose, bisticci fra piloti, chiasso in cabina e maledizioni da terra, forse magari un po' meno. 

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