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Chicchiricchì!

La prima gallina che canta ha fatto l’uovo, insegna l’antico detto. Ma quando il primo ad innalzare i propri versi al Cielo è un galletto, notoriamente inabile all’ovulazione, che mai dovremmo pensare?

Mancano pochi giorni all’ultima settimana pre-elettorale: quella delle bombe mediatiche, delle accuse di ladrocini e molestie, delle rivelazioni su irreparabili peccati di gioventù e d’infanzia, dei gossip su variopinti amori e discutibili amicizie. Bombe a orologeria tenute in serbo per mesi e pronte ad esplodere sino a pochi minuti prima del voto. 

Il primo ordigno, confezionato con trecento esplosivi milioni di euro made in Cremlino e indirizzati ai putiniani di mezzo mondo (occidentale), è esploso in USA, ma più d’un frammento è piovuto anche in Italia, pizzicando la coda non ovipara del galletto di cui sopra. 

L’alto chicchiricchì, raccolto e amplificato dalla stampa locale che già lucidava lo spiedo accingendosi a spiumare il pollo, non ha avuto esiziali conseguenze solo perché valida venne una man dal Cielo a salvare il piumato canterino dalle crescenti fiamme. 

Era la mano di Draghi, che lungi dall’attizzare le braci aveva provvidenzialmente digitato il numero del segretario di Stato USA Anthony Blinken per domandargli quali aree geografiche fossero state maggiormente colpite dalle precipitazioni atmosferiche di mazzette putiniane. Assicuratosi che neppure una goccia aveva al momento umettato l’italico suolo, tutta la vicenda sarebbe certamente finita lì. 

Se non fosse stato per quell’inopportuno chicchiricchì. Lanciato in segno di vibrata protesta ma così squillante da attrarre l’interesse di più d’un lupo e più d’una volpe. 

Così quell’incendio che Draghi – a dispetto della specie di cui porta il nome – si era affrettato ad estinguere, è stato diligentemente tenuto vivo da non pochi (veri) nemici e (falsi) amici dello spennando pennuto, che ancora non cessano di soffiarci sopra. 

Inutili i tentativi del bipede di spiegare come il volto dipinto sulla maglietta più amata, che così tanto somigliava a Putin, fosse in realtà quello del caro amico rag. Enzo Brambilla di Limbiate, sosia del tutto casuale del bancozar russo. Persino nel partito fratello (o meglio: sorello) c’è chi mostra difficoltà a credergli, per non parlare degli ex sodali ancor oggi ministri, che chiedono a gran voce l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta, osservando come in tutta la vicenda «le ombre superano le luci».  

Pittoricamente parlando, quando le ombre superano le luci sgnifica che il quadro si fa scuro. E tale resterà fino al 25 Settembre. 

Se poi dal 26 dovesse farsi addirittura nero, inutile cercare nemici oltre confine. Perché la tonalità finale saranno stati gli Italiani a sceglierla, e dovranno forzatamente conviverci.

  

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