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Mala tempora

Son tempi di guerra. Da sotto i cespugli compaiono gli uomini di guerra, in pieno assetto di guerra. Ed in America è subito Trump. 

Vecchio, ignorante, rancoroso, totalitario, violento, maleducato, irrispettoso, misogino, volgare, incapace di articolare un discorso compiuto, ma impaziente di mordere e combattere. 

Contro chi? 

Contro chiunque. Perché chi cerca lo scontro non sceglie l’avversario: gli si lancia addosso, chiunque esso sia, e lo azzanna. Come fa qualsiasi belva feroce. 

Col traballante Biden, è stato un vincer facile. Con Kamala, impastoiata dal dilagante woke ma ferma incarnazione della donna americana, più difficile. Ma infine è accaduto quel che nessun uomo di senno avrebbe osato prevedere (i mercati e gli investitori invece sì): la Casa Bianca dovrà per altri quattro lunghi anni sopportare il rumoroso e maleodorante ospite, ed il Pulsante Rosso ritrovarsi addosso il pruriginoso dito. 

Carburante della vittoria è stata come sempre la paura. Ci vogliono mille fessi per fare un furbo, e qualche cento di milioni di impauriti per fare un dittatore. E pazienza se a terrorizzarli è stato proprio l’aspirante autocrate, sventolando immaginarie catastrofi e paventando immaginari pericoli, secondo un copione già visto ma collaudato nei millenni. 

La fine dell’età industriale, lo sgretolamento delle gerarchie indotto dal web, la trasformazione della società da piramidale in reticolare, lo sbracciare di Paesi un tempo emergenti, ma ormai tanto emersi da voler straripare, i flussi migratori di otto miliardi di abitanti che non tutti gli angoli del pianeta sono in grado di nutrire... Non manca certo la legna, a chi vuole attizzare il fuoco dell’insoddisfazione e dello scontento.

Trump ha vinto, illudendo le anime candide col sogno di un’America great again: nuovamente grande. Quando basta invece la sua sola indegna e inadeguata presenza per rimpicciolirla. E di molte misure. 

Problemi di chi in America è costretto a viverci, si dirà. Se non fosse che tanto più forte è l’esplosione, tanto più distanti colpiscono le schegge. Destinate inevitabilmente a scalfire anche la debole e incompiuta Europa, che nell’incombente scenario bellico si appresta a svolgere il triste ruolo del bottino di guerra. 

La sola nota positiva è che i Trump, i Putin, gli Orban, i Kim Jong, nella loro assoluta nullità altro non sono che pedine di legno nelle mani della Storia, pronta a muoverle a proprio piacimento seguendo un disegno che a nessuno è dato conoscere. Se non una volta compiuto. 

Occorreranno uomini, per aver ragione delle bestie. 

Sbaglia chi si illude di poter sconfiggere una belva feroce contrapponendogliene altre ancor più feroci. C’è voluto un Churchill, per aver ragione di un Hitler. Un uomo migliore di lui, non dieci volte più crudele.

Ce ne vorranno più d’uno, stavolta, per liberare il mondo dai nuovi mostri che, sempre più baldanzosi, vediamo ogni giorno affacciarsi sulla scena politica. 

Ieri in Oriente, oggi anche in Occidente. 

 

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