Passa ai contenuti principali

Tu «quorum», fili mi!

Si chiama referendum, ma non è un re. Non può scrivere nuove leggi scavalcando il Parlamento, prima espressione della sovranità popolare. Può solo cancellarle. Ma per far ciò è giusto che a decidere sia una maggioranza altrettanto rappresentativa di quella che tali leggi ha deliberato. 

È giusto, pertanto, che esista un quorum. E che sia percentualmente fissato nella maggioranza degli aventi diritto. 

Quel che stupisce, a pochi giorni dalla consultazione referendaria del 9 Giugno, è che materia del contendere non è a tutt’oggi l’opportunità di contraddire o meno l’operato dei precedenti Parlamenti, depennando dai codici cinque delle normative attualmente vigenti, ma l’opportunità o meno che un quorum esista, e che esista nella misura determinata dalla Costituzione. 

Da una parte come dall’altra, mai come in questa occasione emerge l’infima qualità della classe politica generata dai ripetuti rosatellum

I favorevoli al mantenimento delle leggi tentano di piegarne il risultato invitando la cittadinanza all’astensione. I contrari gridano allo scandalo chiedendo la cancellazione del quorum o, quanto meno, l’abbassamento della percentuale. 

Sono entrambi in perfetta quanto evidente malafede. 

Chi è per l’astensione dovrebbe in primo luogo astenersi egli stesso da sceneggiate che offendono il ruolo istituzionale ricoperto. Non è elegante che il presidente del ramo più importante del Parlamento si intrometta in una consultazione che vede come motivo del contendere proprio il corretto legiferare di quella medesima istituzione. Ancor meno pare opportuno che un ministro del Governo, quando non addirittura il presidente di quei ministri, si esprima su una questione che in nessun modo può riguardarlo, nella sua veste di membro di un potere costituzionalmente separato dal Parlamento, e che del Parlamento è tenuto ad eseguire ogni delibera.

* * * * *

Il quorum referendario ha una sua precisa ragion d’essere. 

La normativa italiana prevede tre tipologie di consultazione popolare: il referendum consultivo, il referendum confermativo (Cost. #138), il referendum abrogativo (Cost., 75). Non è previsto alcun referendum propositivo, sostituito dal potere di iniziativa legislativa (Cost. #71), ossia dalla possibilità concessa a chiunque di presentare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, purché sostenuta da un numero precostituito di firme.

• Il referendum consultivo non è regolato da alcuna norma costituzionale, dal momento che il risultato del voto non ha effetti vincolanti per il legislatore. Si utilizza per raccogliere e misurare un’opinione, un gradimento, così come un qualsiasi sondaggio.  

• Il referendum confermativo (o costituzionale) riguarda le sole leggi che modifichino la Costituzione, quand’esse non abbiano raggiunto i voti dei due terzi delle Camere, e può essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera, da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali. Non è previsto alcun quorum, ma è sufficiente la maggioranza dei voti validi. 

• Il referendum abrogativo si propone di cancellare integralmente o parzialmente una legge del Parlamento, su richiesta di cinquecentomila elettori o di cinque Consigli regionali. Solo in questa tipologia referendaria è previsto un quorum (la maggioranza degli aventi diritto, ossia il 50% degli iscritti alle liste per la Camera dei Deputati), ed è corretto che lo sia. Perché solo una maggioranza popolare può permettersi di sbugiardare una legge scritta da un Parlamento che, costituzionalmente, rappresenta (o rappresentava) una diversa (o medesima) maggioranza popolare.  

* * * * *

Il referendum consultivo, utilizzato per lo più a livello comunale e regionale, solo in un caso («Referendum consultivo sul mandato costituente al Parlamento europeo», 18 Giugno 1989) ha assunto dimensioni nazionali.

Quattro son stati invece i referendum confermativi e ben settantadue i referendum abrogativi, trentanove dei quali hanno ottenuto il quorum e, tra questi, ventitré han visto prevalere i «sì».

Il sistema, dunque, ha funzionato a dovere. Quando il quesito è stato ritenuto importante, l’affluenza media è stata di poco inferiore al 70%. Quando è stato ritenuto irrilevante, è rimasta al di sotto del 30%. I votanti (e i non votanti), sanno evidentemente ragionare con la loro testa, a differenza di chi quella testa amerebbe vederla provvista di redini, così da poterla indirizzare a proprio piacimento. 

I prossimi cinque referendum richiameranno alle urne chiunque se ne senta coinvolto e riterrà meritorio cancellare cinque norme legislative, disconoscendo l’operato di quei Parlamenti che a loro tempo le scrissero.

Si terranno alla larga coloro che ritengono invece corrette le delibere di quei precedenti Parlamenti, ed intendono manifestare in tal modo la volontà che quelle leggi dello Stato restino in vigore. Convinti come sono che non siano affatto «sbagliate», ma piena espressione della volontà popolare. 

Esattamente quella medesima volontà popolare alla quale gli abrogazionisti, nel momento stesso in cui han richiesto l’indizione dei cinque referendum, hanno liberamente scelto di appellarsi. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Elogio del «Non ancora!»

Se solo gli umani sapessero quanto tutto quel che più li preoccupa appaia più chiaro, visto da quassù!  C'è voluta qualche decina di migliaia di anni prima che i terrestri accettassero l'idea che la Terra fosse tonda (e molti ne restano ancora da convincere). A noi, da quassù, è sufficiente affacciare il naso  fuori  dalla nuvola per osservare il pianeta ruotare maestoso nel cielo.  Allo stesso modo ci stupiamo nel vedere i suoi abitanti consumare in sterili diatribe buona parte delle loro altrimenti fortunate esistenze.  Ed è buffo che spetti a noi, che vivi più non siamo, insegnare come vivere ai viventi!  Non meravigliatevi dunque se tra i nostri compiti vi è anche quello di elargire di tanto in tanto qualche angelico consiglio.  Il suggerimento di oggi è che gli umani aboliscano definitivamente l'uso del SÌ e del NO. Causa prima e perniciosissima di gran parte dei loro mali.  Dicono i Romani (queli de Roma, no' queli de Caligola): «Con un SÌ t...

La Quarta Europa

Mentre dalle frontiere ucraine i venti di guerra bussano prepotentemente alle porte, l’Unione Europea – o, per meglio dire, alcuni degli Stati membri, in particolare la Francia – avvertono l’urgenza di rafforzare la difesa europea, più che dimezzata dopo la Brexit e frantumata in 27 eserciti che non comunicano tra di loro. Uno solo dei quali (quello francese) dotato di armamenti moderni e basi all’estero, ed altri – come in Italia e in Germania – ancora limitati dai trattati di pace del 1947. A voler parlar sinceramente, una vera Difesa Europea non esiste. Esistono eserciti nazionali, mal coordinati ed in diversa misura armati. Forse capaci di distinguersi in circoscritte missioni di pace o di ordine pubblico, ma non certo in grado di rispondere in modo efficace alle crescenti minacce di una o più grandi potenze nucleari.  Come di fatto in questi giorni avviene.  Esiste una NATO, certo: un’alleanza difensiva sovraeuropea mostratasi in grado di proteggere il continente per un t...

Dieci sconfinate menzogne

1) Le frontiere fra nazioni non hanno più alcuna ragione di esistere. Chi davvero lo pensa, dovrebbe per coerenza lasciare aperto di notte il portone di casa.  Quel che fa di un edificio un’abitazione son proprio le presenze umane che lì ci vivono, e il portone di casa è il limite che segna il confine tra il mondo di dentro (tendenzialmente amico) e il mondo di fuori (tendenzialmente nemico).  Starsene in casa propria non significa però autocondannarsi agli arresti domiciliari. Il portone lo si apre più d’una volta: per accogliere le persone gradite che vengono a farci visita, ma anche chi lo varca per ragioni di lavoro, dal portalettere all’idraulico. Talvolta anche per il mendicante che bussa alla porta in cerca di qualche elemosina.  Resta però ben chiuso di fronte a chi pretende di entrarvi di nascosto e con la forza. Peggio ancora se nottetempo, dal balcone o dalle finestre.  C’è un campanello. Suonarlo significa chiedere il permesso di entrare. Concederlo o men...