Sarà l’apertura delle borse, lunedì 7 aprile, a gridare al mondo se il Pannocchia è davvero sul punto di far grande l’America o sprofondarla piuttosto nel buco nero di una crisi economica di dimensioni tali da far impallidire il tracollo del Ventinove, prodromo di una stagione di guerre mille volte più estese e micidiali che non nel Quarantuno.
Il primo gallo a cantare, lunedì 7, sarà la New Zealand Stock Exchange di Wellington (dazi al 10%), quando in Italia saranno ancora le 23:00 della domenica precedente. A seguire, ora dopo ora, gli indici di Borsa di tutto il resto del mondo.
Se i numeri dovessero confermare le tendenze in atto, se il dollaro si indebolisse ulteriormente ed il trend peggiorasse ancora nel corso della settimana, il destino politico dell’autocrate di Mar-a-Lago con la sua scompaginata ciurma sarebbe definitivamente segnato.
E se fosse proprio quello il sogno segreto di Donald Trump? Annientare il dollaro come valuta di riferimento nel tentativo di sostituirlo con la sua personale criptovaluta o con un’altra sotto il suo diretto o indiretto controllo?
Un piano troppo ardito persino per un giocatore come lui, maestro del bluff. Tanto assurdo che è tempo perso solo il ragionarci o fantasticarci sopra.
Meglio pazientare qualche altra ora e lasciare che siano gli indici di Borsa a parlare. A noi come a lui.
Nella cruda verità dei numeri.
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