L’ambasciatore putiniano in Vaticano, la cui scrivania è appena più piccola dei 0,44 km² dello Stato che lo ospita, udita la condanna papale delle malefatte compiute dai mercenari buriati e ceceni, un tempo accusati di mangiarsi i bambini, ma che oggi si limitano ad arrostirli per poi lasciarli in pasto ai cani, ha immediatamente elevato il proprio grido di protesta: nessuno può sostenere che Buriati e Ceceni siano bestie feroci assoldate per torturare ed uccidere civili innocenti!
All'ambasciatore delle nostre ali e dei nostri stivali ha presto fatto eco la folta schiera dei sottopancia del dittatore russo: non ultimo il ministro degli Esteri Lavrov, che ha pensato bene, dall'alto della sua dottrina, di etichettare il Papa come «non cristiano».
A condire il tutto, in attesa di radere al suolo San Pietro e denazificare il Vaticano, terra di infedeli, è partito da Vigliaccopoli il consueto attacco hacker, stavolta specificamente mirato contro i siti web papali.
«Dove c’è un martire, c’è chi martirizza». Queste le parole che il Papa aveva osato pronunciare. Accompagnate dall'offerta di farsi promotore di qualsiasi iniziativa volta al raggiungimento di un cessate il fuoco.
In risposta non son piovute che sberle.
Osservando il Nuovo Testamento, al Papa non resterebbe che porgere l'altra guancia. Obbedendo al Vecchio, dovrebbe piuttosto attrezzarsi per rendere occhio per occhio e dente per dente. E sberla per sberla.
Ma il Vaticano non è per il dittatore russo che un nemico di risulta, così come lo sono l'intero Occidente e, più in particolare, gli ex domini sovietici. E sotto schiaffo, in quest'istante, non ci sta direttamente il Papa, ma l'Ucraina: varco di sfondamento verso un'Europa disarmata e imbelle.
Peggio dell'Ucraina, intorno al XIII secolo, stava forse la città di Salem in Libia, circondata da fetide paludi infestate da un feroce e insaziabile drago. Gli abitanti, nel tentativo di rabbonirlo, presero ad offrirgli dapprima pecore e capre. Finite quelle, non restò loro che sacrificare i figli, sorteggiando di volta in volta chi di essi dare in pasto al drago. Quando la sorte indicò tra le vittime predestinate la giovane principessa figlia del re, San Giorgio si presentò alla popolazione come inviato da Dio, offrendo il proprio aiuto e chiedendo in cambio che tutti si convertissero al Cristianesimo.
Quindi affrontò il drago. E non con estenuanti trattative o ululanti cortei di protesta, ma con l'affilata punta della sua lancia. Il drago ferito fu legato e portato al cospetto della principessa: la sola titolata a decretarne la morte. La popolazione si convertì e il drago fu ucciso.
Piegare l'aggressore e trascinarlo ai piedi dell'aggredito, perché sia sottoposto a giudizio.
Neppure un Santo è riuscito a farlo senza l'aiuto delle armi. Possibile che ci riesca un conte?
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