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L'ora dei vigliacchi

Ci risiamo. Non solo Regeni. Non soltanto gli oltre duemila Italiani incarcerati all’estero, troppi dei quali senza alcun ragionevole motivo. Ora è il momento di una giornalista non ancora trentenne, con i visti in regola e un piano di lavoro concordato con le autorità di Teheran, sotto la tutela dell’ambasciata d’Italia.  Chi pensava che fosse sufficiente strizzare italianescamente l’occhio a chiunque, da Putin a Musk, da Zelensky a Orban, per assicurare al Paese un presente (e un futuro) di pace, è richiamato alla dura realtà: non siamo noi a sceglierci i nemici, sono loro che scelgono noi. E per inimicarsi il prossimo, ogni motivazione è superflua, come ben sanno tanto l’agnello che il lupo. Chi è grosso e potente troverà sempre il modo di giustificare ogni sopraffazione ai danni del più debole. E il debole tenterà comunque di sommuovere la Storia sfidando il più forte. Come nel 1940, quando gli Italiani senza neppure il bagno in casa, tra la fame più nera e letteralmente con le...

Make the World Smaller Again

È altamente probabile (ma non certo) che il megalomane in berretto rosso riesca a varcare la soglia della Casa Bianca il prossimo venti Gennaio, e lì insediarsi come il (quasi) nuovo presidente dei cinquanta Stati Uniti d’America. L’usato insicuro. Giusto per non annoiarsi nell’attesa, il Pannocchia ha messo mano alla prossima nomina di ministri, ambasciatori e collaboratori, stilando una lista di amici, pregiudicati, finanziatori, manutengoli, scherani e parenti di un livello tale da mettere in difficoltà persino Satana, qualora dovessero presentarsi tutti insieme alla soglia dell’Inferno.  Che una squadra di tal fatta possa davvero render grande l’America (« Make America Great Again ») suscita più d’un dubbio. A meno che il vero progetto della scompaginata compagine non sia quello di raggiungere l’obiettivo per opposta via: quella di render grande l’America non attraverso un programma di sviluppo in grado di innalzarla al di sopra delle altre nazioni del mondo, ma operando invece...

Panem et circenses

Il caso Tony Effe, il rapper con più scritte addosso di un muro di Roma, chiamato dal Campidoglio per esibirsi nel concertone di fine anno ed infine ripudiato per via dei testi sconvenienti delle sue canzoni (senza che nessuno avesse precedentemente avuto l’accortezza di ascoltare) apre uno squarcio di luce su una delle tante anomalie italiane: arte gratis a piene mani, pagata con i soldi pubblici, in cambio di un rigido controllo sui contenuti. È uno dei tanti aspetti di quella campagna elettorale permanente che quotidianamente riempie le pagine dei giornali del Paese, altrove destinate invece alle notizie.  In nessun’altra parte del mondo qualcuno si sognerebbe di distribuire musica senza far pagare un biglietto il cui prezzo, nei primi posti, può facilmente oltrepassare i mille euro. Per quanto dispendiosi, i tanti festeggiamenti che il mondo comunque apparecchia per salutare il nuovo anno non prevedono l’esibizione gratuita di star internazionali, ma fuochi d’artificio, lumin...

Viva io!

È un ortaggio ululante quello che dal proscenio di Atreju chiude la manifestazione del partito neofascista in una delle  location  predilette da quel che cent'anni prima fu il Partito Nazionale Fascista.  Sul cartello alle spalle, un evidente errore di sintassi «La via italiana», in luogo del più consono «Via la Italiana». Accanto, una motopippa (Milei). Sotto, le mezze pippe. Plaudenti.  Facile giocare in casa: io contro io, vince sempre io. Apparentemente. Perché sfuggire ad ogni confronto è già di per sé un segno di debolezza.  Dal palco, l’ortaggio si è scagliato in particolare contro tre figure assolutamente innocue: l’armocromista (più interessata a recitare vecchie battaglie già vinte, che non a combatterne di nuove), l’anziano e pacioso mancato Presidente della Repubblica (vittima di fuoco amico), il pari urlante sindacalista d’assalto tesseratore di inermi pensionati. Facili nemici, per vincere facile.  Nemici sì, ma di chi? Del presidente del Cons...

Tanta carta, poca musica

« Perro ladrador, poco mordedor », dicono gli Spagnoli. «Can che abbaia, non morde», traducono gli Italiani. E a quest’antico detto pare ancora attenersi il governo dei morti di fame (finalmente seduto a tavola), usualmente intento a moltiplicare poltrone, stipendi e indennità onde placare gli atavici appetiti.   Così, dopo i latrati del primo «decreto rave », che moltiplicava pene già esistenti pur di renderle di fatto inapplicabili, o la più recente introduzione dell’art. 64 bis del Codice Penale, che mentre finge di appesantire le pene a chi occupa gli altrui immobili legittima di fatto l’occupazione di stabili pubblici e privati non adibiti a domicilio, il governo si vanta con nulla celato orgoglio d’aver infine varato un nuovo Codice della Strada!  Anche stavolta le molte proibizioni nascondono in realtà non poche concessioni. Mentre con una mano si proibisce per ben tre anni (anziché uno) ai neopatentati la guida di veicoli oltre una certa potenza, con l’altra si eleva q...

Pensiero fossile

Indispensabile, ma non inesauribile.  La cosiddetta «intelligenza artificiale» (AI) – che di intelligente ha in realtà ben poco, o forse nulla – è una tecnologia tanto necessaria e inevitabile quanto, per sua natura, tendenzialmente pericolosa nel tempo.  È necessaria, perché la crescita esponenziale delle informazioni rende oggi impossibile non solo la loro acquisizione e conoscenza, ma persino la catalogazione. Si pubblicano ogni giorno nel mondo 6.027 libri (dati UNESCO 2022), ai quali occorre sommare alcune migliaia di testate giornalistiche, oltre a mezzo milione di ore di trasmissioni televisive quotidiane. Ancora poca cosa, in confronto all’oceano infinito di informazioni, vere e false, che circolano sul web .  Se ancora ai tempi di Dante esistevano uomini autorizzati a dire d’aver letto tutto quel che sin dalle origini era stato scritto nel mondo, ai giorni nostri nessuno può e potrà mai essere in grado di affermarlo. Dieci vite non sarebbero sufficienti per prend...

Tra un raglio e l’altro

Apri il giornale e, tra i denti digrignanti di Salvini, leggi l’irremovibile intenzione di impedire in qualsiasi modo tutti i prossimi annunciati e non annunciati scioperi.  E mica per guadagnarsi un brandello di prima pagina su quei pochi giornali ancora rimasti, ma per «tutelare gli interessi dei cittadini»!  L’alternativa sarebbe costruire ferrovie e asfaltare le strade. Ma costa tanto, non ti manda in televisione, tocca faticare e neppure porta voti.  Meglio dar buca alle buche.  Ciò che colpisce nel suo discorso, tuttavia, non è tanto la protervia del ministro che non amministra, quanto l’impunita ignoranza che sottende il pubblico uso ed abuso del termine «cittadino», inteso come «popolazione».  Asservire il linguaggio all’interesse del momento è stata certo la più duratura invenzione del defunto cavalier Malpensa. Stufo d’esser chiamato «impresario», si inventò la variante «imprenditore», presto estesa a chiunque svolgesse una qualsiasi attività non alle ...