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Conservatori cercan casa

Tra le poche novità sbocciate dal terremoto elettorale europeo, manifestatosi nella già terremotata Italia in forma (per fortuna) di lieve bradisismo, va certamente considerato l’inatteso risultato personale di Antonio Tajani, a capo di una lista in memoriam intitolata nientepopodimemoché alla poco rimpianta figura di Silvio Berlusconi.    Delle tre formazioni che avanzano, è quella la sola mostratasi in grado di crescere senza l’aiuto esterno di carcerati o generali d’armata, giovandosi soltanto dell’urna cineraria di cui sopra. Condotta alle urne. La quale, con ragionevole probabilità, ha forse finito col sottrarre qualche voto, piuttosto che conquistarne di nuovi.  Merito del vivo, dunque, più che del morto, se Tajani si è rivelato idoneo a proporre la rinnovata immagine di una vera Destra, conservatrice e non rivoluzionaria, lontana da quel manifesto neofascismo che pare invece animare altre forze della stessa maggioranza. Un Tajani più vicino a Cavour che non a Star...

Battuta d’arresto

Una battuta d’arresto nel lento, lentissimo, processo di unificazione europea. Non c’è altra possibile lettura dei risultati elettorali per l’elezione del Parlamento di Strasburgo.  Escono sconfitte le forze più dichiaratamente eurofederaliste, quelle che si son battute per il superamento dell’Unione in direzione di un vero Stato Federale Europeo. A partire dalla Francia di Macron, primo Paese a porre sul tavolo, alla vigilia di una lunga stagione di guerre, l’urgenza di conferire pieni poteri legislativi, esecutivi e giudiziari – in materia di economia, politica estera e difesa – ad un’ istituzione sovrastatale e parallela alle attuali Unione Europea, Eurozona ed Area Schengen. Per finire con la polverizzazione della sola forza espressamente eurofederalista in lizza in Italia, Stati Uniti d’Europa, relegata ben al di sotto della soglia minima.  Per contro, in Francia e Germania avanza la destra più estrema, che trova la strada spianata in due nazioni devastate la prima da un...

Dopodomani si vota

A tre giorni dal voto per l’elezione del Parlamento Europeo (in Italia l’8 e il 9 Maggio 2024), la general cagnara tra finti e veri candidati ha forse occultato quella che è in realtà la vera posta in gioco: un SÌ o un NO alla nascita di un vero Stato Federale Europeo , con veri poteri legislativi, esecutivi e giudiziari nelle materie di interesse comune. E tra questi, mai così urgenti, il potere di elaborare una politica estera condivisa, resa credibile dalla presenza di una vera forza armata europea.  Se tale è la discriminante, due sono i soli veri partiti in gara: gli Eurofederalisti e gli Antifederalisti . Divisi, questi ultimi, tra chi vorrebbe cancellare del tutto l’Unione Europea e chi si illude che sia sufficiente una differente (migliore?) guida per poter conferire all’Unione quei poteri legislativi e politici che al momento l’Unione NON ha, o difendere immaginari confini comuni che l’Unione NON ha (li ha invece lo Spazio Schengen), o una moneta comune che l’Unione NON h...

La necessaria bellezza

Hanno ucciso la bellezza.  Non esistono più belle automobili. Son tutte uguali: saponette a quattro ruote con alte guance e piccoli vetri, ridotte aperture che denunciano l’urgenza di abbondare in lamiera, pur di tener insieme la leggerissima scocca, pronta a ribaltarsi al minimo soffio di vento.  Anche le ragazze son tutte uguali: viso allisciato, capelli perfetti, labbra rigonfie e sopracciglia ridipinte dagli orridi filtri « beauty » dei telefonini da quattro soldi.  L’architettura lascia anch’essa a desiderare, quando si esprime in quei nuovi fiammiferi senza capocchia che si allungano sul lato sud di Central Park, atteggiandosi a grattacieli: francobolli di costosissimo terreno elevati all’infinito e soggetti ai capricci del vento, che si diverte a farli oscillare come giunchi.  Anche la moda, da non confondersi con lo stile, non è che un container cinese stipato di scarpe di gomma e giacconi di plastica nei cinque colori prestabiliti. Non uno di più. E quand’a...

Inseparate carriere

Ultimi giorni di una stanca campagna elettorale. Più odorosa di campagna che non di elezioni, dal momento che del vero tema in gioco, ossia del futuro assetto dell’Unione Europea, dello Spazio Schengen, dell’Eurozona, si discute pochissimo. Pressoché niente. La cosa sorprendente è che gli elettori l’hanno capito, ed in massa disertano i comizi: affollati soltanto nelle fantasiose riprese ipergrandangolari delle reti televisive amiche.  Il mondo è alla vigilia di una lunga stagione di guerre, ma tutto quel che l’opposizione riesce a proporre agli elettori è il consueto armamentario cattolico francescano del «tutto per i poveri». O meglio –  in occidentale assenza di veri poveri – per i «meno abbienti»: proprietari sì, ma non troppo.  A seguire, non una lista di proposte utili e lungimiranti per il futuro del Continente, ma l’elenco marcato con matita rossoblù dei molteplici quanto imperdonabili errori commessi dalla parte avversa (la quale, per definizione, non solo può , ...

Il prete e l'architetto

Quale sarebbe il vostro pensiero se il progettista di un edificio ecclesiastico e quindi l’impresa incaricata di costruirlo pretendessero poi di metter becco su quel che il prete debba o meno predicare in chiesa?  O se un ingegnere musulmano o un costruttore induista fossero autorizzati ad esprimere una valutazione e un giudizio sulla qualità dei sermoni che un sacerdote cristiano porge in chiesa ai fedeli? Eppure è proprio di ciò che si parla, nel disegno di legge costituzionale attualmente in discussione alle Camere, volto a minare l’indipendenza della Magistratura dal Governo e dal Parlamento. Un progetto che prevede la definitiva separazione delle carriere tra magistrato inquirente e magistrato giudicante – già adesso limitata ad un solo possibile passaggio – e la sostanziale esautorazione degli organismi di controllo interni, sostituiti da un’Alta Corte esterna e sottratta alla presidenza del Capo dello Stato.  Un disegno impropriamente definito «riforma della Giustizia»,...

«Frociaggine»

Può una parola sola riempire le prime pagine dei giornali, quando otto colonne su nove attendono ansiose i reportage di una guerra in continua espansione e le lame affilate di una competizione elettorale europea?  La risposta è sì , se a pronunciare quella parola è stato il Papa. E se quella parola è «frociaggine». Tradotta: il non insolito ma vasto e preoccupante diffondersi di tendenze omosessuali nei seminari, dove storicamente più d’un seminarista è stato nei secoli più volte inseminato.  Il concetto è chiarissimo, il termine forse inappropriato, se affacciatosi sulle labbra di un Papa. Ma va da sé che, pur essendo il Papa il monarca assoluto dello Stato del Vaticano, è anche vero che è pur sempre il vescovo de Roma , e in quanto tale contaminato da quel gergo popolaresco assai familiare alle Garbatellesi, che ci vivono, ma non altrettanto agli Argentini.  Così, durante una riunione a porte chiuse (non troppo, a quanto pare) sullo stato dei seminari e sull’opportunit...