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Di sgarbo in sgarbo

Ha fatto ’a mossa , il tirabusciò del terzo millennio. Dimissioni immediate da sottosegretario, indignato dalle osservazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (in dialetto parlamentare: Antitrust) circa l’incompatibilità tra incarichi di governo e attività professionale e, qualche secondo dopo, l’ancor più immediato ritiro delle medesime. Quando ancora scrosciavano interminabili, da destra e da sinistra, lunghissimi applausi di liberazione e di sollievo. «Dimissioni? Le ho solo annunciate: la mia agonia sarà lunga», è insieme la spiegazione e la minaccia.  Il rilievo è quello di conflitto di interessi, in violazione della cosiddetta legge Frattini (L. 215/2004). In particolare l’art. 2, lett. d), laddove è statuito che «Il titolare di cariche di governo, nello svolgimento del proprio incarico, non può […] esercitare attività  professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di ...

Pistolettate

Se è vero, come riferisce la stampa, che il/la presidente del Consiglio è imbufalito/a contro quei fedelissimi che – anziché spararle grosse – talvolta le sparano piccole, ma con proiettili veri, non si comprende perché altrettanto imbufaliti debbano esserlo gli inefficaci rappresentanti delle sedicenti forze di opposizione. Una vera opposizione – lo dice la parola stessa – esprimerebbe un pensiero «opposto», e non invece del tutto concordante con quello di chi presiede il governo. Quel governo che amerebbe vedere il Pistola lontano dai banchi parlamentari ancor più ed ancor prima di quanto non strillino i suoi inetti concorrenti.  Fare l’opposto consisterebbe, al contrario, nel lasciare che elementi come lo squadrista cowboy occupino altrettanto indegnamente quei seggi, cospargendo della loro indegnità tutto il gruppo parlamentare di cui fan parte, fino ad ungerne persino i ministri e colui/colei che li presiede.  Se il piccolo pistolero, come l’opposizione auspica, si fosse...

Il suddito nudo

Non solo il re. Anche (e soprattutto) i sudditi sono nudi, nell’età della comunicazione globale. Non più comunicazione di massa (meglio sarebbe dire: «alle» masse), ma «tra» le masse. Comunicazione reticolare ( web ) e non più piramidale (radiotelevisiva). Tra masse onnivedenti, onniudenti, ma non per questo onniscienti. Anzi, al contrario, talmente inette, disorientate e impaurite – nel riconoscersi prive dei minimi strumenti necessari per interpretare una realtà che per la prima volta in vita loro intuiscono esser più vasta, sfaccettata e complessa di quanto erroneamente credessero – da perdersi nella disperata ricerca di un (inesistente) colpevole, diverso da sé, della propria incapacità di comprenderla. Incapacità altrimenti chiamata «ignoranza». Dall’ignoranza son nati gli dei. E i démoni. E i grandi capi. Quando nessuno poteva spiegare l’esistenza del sole o della luna, del moto ondoso o dei venti, il Sole e la Luna erano numi da adorare, e così il Mare e il Vento.  Poco è ca...

Forza Barabba!

Neanche Ponzio Pilato avrebbe saputo far meglio del Parlamento italiano, investito di una sovranità un tempo popolare (quando lo si eleggeva col suffragio universale) ma adesso squisitamente politica (da quando i membri sono  personalmente nominati dai partiti). Sul banco degli imputati stava assiso l’Euro in persona: la valuta adottata da numerose nazioni, 20 delle quali europee.  In particolare, dell'Euro si criticava la riforma del MES: quel Meccanismo Europeo di Stabilità che (come dice il nome) ha il fine di mantenere stabile il cambio dell’Euro nei confronti dei diretti competitors , dal Dollaro Americano al Franco Svizzero alla Sterlina Britannica. Valute rispetto alle quali l’Euro ha nell’ultimo decennio guadagnato terreno. Se è vero che occorrono oggi ben 1,10 dollari per acquistare un Euro, e non 0,70 come non molto tempo fa.  Se questo miracolo è stato possibile, lo è stato anche grazie al MES : il fondo salvastati pronto ad intervenire (anche duramente) qualo...

L’asino e il leone

L’insuperato ritratto d’ogni individuo assunto ad alte cariche non per nascita o per educazione, ma per plauso popolare, resta quello donatoci da Trilussa nel suo «Er Presidente» che, in tempi non facili (1930), così nelle due strofe centrali amava dipingerlo: Un Somarello, che pe’ l’ambizzione
 De fasse elegge’ s’era messo addosso 
La pelle d’un leone, 
Disse: — Bestie elettore, io so’ commosso: 
La civirtà, la libbertà, er progresso... 
Ecco er vero programma che ciò io, 
Ch’è l’istesso der popolo! Per cui 
Voterete compatti er nome mio... Defatti venne eletto propio lui.
 Er Somaro, contento, fece un rajo, 
E allora solo er popolo bestione
 S’accorse de lo sbajo
 D’ave’ pijato un ciuccio p’un leone! Quanto in politica l’apparenza prevalga sulla sostanza, aveva già avuto modo di osservarlo Niccolò Machiavelli (1532), annotando come «Ognuno vede quel che tu pari; pochi sentono quel che tu sei» [Principe, XVIII].  Solo i pochissimi che ti vivono accanto conoscono il tuo reale valor...

L’indivisibile divisivo

È curioso osservare come non vi sia al momento in Italia argomento più divisivo dell’atomo, ossia dell’indivisibile per antonomasia, come il suo etimo (ἄτομος) intende significare. Divisivo persino più del MES !  Pesa certamente il ricordo di Hiroshima e Nagasaki, per quanto quei due devastanti ordigni siano paragonabili per potenza a due giochi per bimbi, rispetto agli armamenti odierni. Così come pesa la memoria del disastro di Chernobyl, nel quale perirono più di quattromila persone. Ma attribuirne la colpa all’atomo, piuttosto che all’umana incapacità e all’umana incuria, e impedirne ogni sfruttamento a beneficio di tutti, sarebbe come proibire il barbecue per via dell’infinito numero di vittime del fuoco che il mondo ha pianto in milioni di anni e che ancora piangerà in futuro.  Ancor più incomprensibile è la presunzione di chi pensa che sia sufficiente regredire di duemila anni fino ai mulini a vento e ai primi esperimenti con l’elettricità, per poter sostituire con poc...

Mazzini dimezzato

La nebulosa figura politica di Carlo Calenda ricorda certi esperti di musica che, pur schifati dalle dissonanti melodie che si ascoltano in radio o dall’immondizia canora dei festival televisivi, forti di solidissima cultura e idee chiarissime su quel che la colonna sonora dei nostri tempi potrebbe e dovrebbe essere, sono purtroppo incapaci di suonare qualsiasi strumento, e non han dunque modo di convincere il pubblico della bontà delle loro intuizioni.  Così, malarmato come un gallo desideroso di volare più in alto del falco, se solo lo potesse, l’animo sincero, passionale e generoso di Calenda si ritrova costretto a razzolare nei bassi cortili della politica. Dove abbondano i lupi.  Come un Don Chisciotte e un Sancio Panza riuniti nella stessa persona, Calenda alterna l’incosciente purezza di un animo votato alla lotta con la saggia prudenza di chi ha quotidiana esperienza del mondo reale.  La componente donchisciottesca ha fatto sì che presto cadesse tra le fauci del G...