Sul banco degli imputati stava assiso l’Euro in persona: la valuta adottata da numerose nazioni, 20 delle quali europee.
In particolare, dell'Euro si criticava la riforma del MES: quel Meccanismo Europeo di Stabilità che (come dice il nome) ha il fine di mantenere stabile il cambio dell’Euro nei confronti dei diretti competitors, dal Dollaro Americano al Franco Svizzero alla Sterlina Britannica. Valute rispetto alle quali l’Euro ha nell’ultimo decennio guadagnato terreno. Se è vero che occorrono oggi ben 1,10 dollari per acquistare un Euro, e non 0,70 come non molto tempo fa.
Se questo miracolo è stato possibile, lo è stato anche grazie al MES: il fondo salvastati pronto ad intervenire (anche duramente) qualora uno dei Paesi dell’Eurozona dovesse attraversare un momento di crisi tale da arrecar danno non soltanto alla propria economia, ma a quella di tutti gli altri Paesi che ne condividono la valuta.
Per questo, indirettamente, il MES serve anche a quei Paesi che non ne hanno fatto – e mai ne faranno – richiesta, ma che godono comunque di tutti i vantaggi che comporta il poter disporre di una valuta stabile e apprezzata ovunque.
Quando poi si scopre che a impedire l’aggiornamento del MES è un solo Paese su 20, e neppure quello dall’economia più solida e dall’onestà più specchiata, quanto meno verrebbe da chiedersi perché. Perché tanta preconcetta ostilità, da parte di un così gran numero di parlamentari d’ogni colore politico contro un così utile e prezioso strumento valutario?
Lasciamo che siano loro ad illustrarcelo.
Così l’Uomo di Lumbardenthal, in festa grande: «Il MES non ci serviva. Se una cosa non serve io non la voto. Anzi, siccome l’Italia ha messo dei soldi in questo Istituto, visto che non ci serve, possiamo anche chiederli indietro, questi soldi».
Sottoposto all’esame dell’asinometro, lo strumento ha segnalato le seguenti incongruenze:
1) «Il MES non ci serviva» — Falso. Se il MES (che comunque esiste e continuerà ad esistere, sebbene nella precedente e meno aggiornata versione) non serve all’Italia nella sua veste di scialuppa di salvataggio, a cui appigliarsi nel caso estremo di certo e imminente naufragio dell’economia nazionale, serve tuttavia moltissimo come strumento volto a garantire la stabilità della valuta, degli interessi e del cambio. Facile fare i grandi coi soldi di babbo. O meglio: con quelli degli altri 19 Stati membri dell’Eurozona. Il MES serve anche a chi galleggia benissimo: persino il miglior nuotatore del pianeta, che mai avrà bisogno dell’ausilio di una ciambella, avrà comunque interesse che il livello dell’acqua in piscina rimanga sempre il medesimo, senza vertiginose oscillazioni oltre il bordo o verso il fondo. Stabile.
2) «Se una cosa non serve io non la voto» — Supponente presunzione. Come dire che dal momento che io non mi ammalerò mai, inutile che voti l’autorizzazione per costruire nuovi ospedali, e visto che neppure intendo sposarmi, proibiamo pure ogni sorta di matrimonio o unione civile. E visto che ci siamo, anche i datteri e le pere, che a me non piacciono. Versione aggiornata del collaudato: «non-son-casi-miei-ma-degli-altri. Fascistissimamente, pertanto, me ne frego!».
3) «Siccome l’Italia ha messo dei soldi in questo Istituto, visto che non ci serve, possiamo anche chiederli indietro» — Come quel tale che d’estate comprava la bici elettrica su Amazon, ci faceva le vacanze e poi la restituiva a fine stagione, chiedendo indietro i soldi. O quell’altro che pretende di riavere quanto versato per l’assicurazione dell’auto, dal momento che non ha avuto alcun incidente! Finché c’è, il MES serve anche a chi non lo richiede. Se l’Italia ha potuto fin qui indebitarsi ben oltre il collo, è stato grazie alla stabilità dell’Euro. Quanti bond avrebbe potuto vendere l’Italia, e a quali interessi, se li avesse emessi in Lire, o in Pesos, o in Real? La bicicletta l’Italia l’ha usata e vorrebbe continuare ad usarla. Ma pretende che siano gli altri a pagarla.
Si accodano al generale tripudio due antichi reperti leghisti della prima ora, quella del no-euro: «Termina qui una battaglia ultradecennale, abbiamo difeso i risparmi degli Italiani».
La lancetta dell’asinometro non ha mancato di rilevare due spudorate falsità:
1) Come può definirsi «ultradecennale» la battaglia contro una proposta di modifica del regolamento MES che ha visto la luce solo il 27 Gennaio 2021?
2) «Abbiamo difeso i risparmi degli Italiani» — È vero piuttosto il contrario: i risparmi degli Italiani sono oggi più in pericolo di ieri, per tre diversi motivi: a) perché la mancata approvazione della riforma indebolisce il meccanismo salvastati; b) perché rende più instabile l’Euro sui mercati; c) perché pone le basi per un’uscita dell’Italia dall’Eurozona, su possibile e legittima richiesta degli altri 19 Stati membri.
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Demenziali affermazioni che vengono da questi riassunte in una sola parola, urlata ieri a gran voce tanto dalla maggioranza di governo che da gran parte delle forze di opposizione: «Vittoria!». Parola che avrebbe un senso solo sulle labbra di uno studente dell’ultimo anno di Medicina, quand’egli avesse sperimentato con successo, sul proprio corpo, una delicata doppia operazione di orchiectomia.
Ma è con quel grido che i tripudianti, ornati di tanto discutibile medagliere, si accingono a muover d’assalto alle poltrone di Strasburgo.
Che dire? L’ignoranza e la disalfabetizzazione non sono certo un reato. E neppure una colpa.
Finché si ha il pudore e l’eleganza di volerle in qualche modo nascondere. Piuttosto che ostentarle.
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