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Parfum d’élections

C’è profumo di elezioni, e i profumandi si preparano. Si voterà tra il 6 e il 9 Giugno 2024 per dar vita al nuovo Parlamento Europeo: organismo del quale non è mai importato una ceppa a chi ha sempre trovato più comodo giocare in casa, contro avversari acquistabili a prezzi scontati e poche regole – o nessuna – da osservare.  Così il Parlamento Europeo è sempre stato considerato dagli italici  avvoltoi come un’avventurosa alternativa alla pensione, inventata al fine di far sparire anzitempo, con metodi fortunatamente non putiniani, quei compagni di partito più scomodi: promoveatur ut amoveatur .  Lo scenario è radicalmente mutato, a detta di tanti qualificati osservatori.  Il perdurare del conflitto ucraino e la sostanziale condizione di disarmo dei 27 Stati dell’Unione (solo la Francia dispone di una rete di basi estere ed armamenti a lungo raggio), unitamente al tentativo dei 20 Paesi dell’Eurozona di consolidare e proteggere la moneta ad essi comune, ha fatto sì c...

Disobbedisco!

Le prime pagine dei giornali, sotto Ferragosto, si scrivono quasi da sé. La stitichezza di notizie, tra istituzioni ed agenzie di stampa chiuse a morto, lasciano spazio a gossip , ricette culinarie e paginoni paraculturali: illustri sostituti delle notizie salvacolonne di un tempo, dal vitello a due teste inaspettatamente partorito in qualche impronunciabile provincia cinese ai consueti avvistamenti di astronavi aliene accortamente mimetizzatesi sotto piogge di stelle cadenti.  Quest’anno l’agostana sorte ha baciato in fronte il medagliatissimo generale Roberto Vannacci, già comandante in Afghanistan, quindi capo delle brigate paracadutisti «Col Moschin» e «Folgore», poi ancora in missione in Somalia, Ruanda, Yemen, Bosnia, Libia, Iraq, e solo da tre mesi al comando dell’Istituto Geografico Militare di Firenze. Incarico, quest’ultimo, revocatogli in data 18 Agosto su disposizione del ministero della Difesa.  Cinquantacinquenne, alle soglie di una pensione che per i militari gi...

C'era una volta il «salario»

Quasi commuove il disperato tentativo del fu piddì, accodato ai sansepolcristi a cinque zampe, di riaccendere gli animi di una sconsolata opposizione imbracciando la novecentesca bandiera del «salario minimo», conseguente evoluzione di più antiche lotte contro l’aumento del prezzo del gettone telefonico e la progressiva scomparsa delle cassette postali. Quelle sì, rosse. A differenza del tardocattolicesimo piddino e del protofascismo grillino.  Se avessero invece chiesto e preteso, sfidando il fermo no dei sindacati dei pensionati, una «retribuzione minima» a vantaggio di chiunque lavori alle dipendenze di qualcun altro, nessuna battaglia sarebbe stata più giusta e più sacra. Ma come si può pensare di sollevare una nazione a difesa di un «salario» che nessun lavoratore in Italia percepisce più, sostituito ovunque dallo stipendio? In un tempo fortunatamente lontano, il «salario» costituiva la paga dei lavoratori a ore. Agli albori dell’età industriale fu la retribuzione tipica degli...

Servizietto pubblico

C’era una volta «la» Televisione. Con tanto di iniziale maiuscola e articolo determinativo femminile singolare.  Singolare, perché singola: esisteva una sola Televisione, con un solo canale in bianco e nero. Neppure per tutto il giorno, ma solo alla sera. Unica eccezione: la «TV dei ragazzi», dalle 17:00 alle 19:30. Poi arrivava «Carosello», la sola forma di pubblicità allora consentita, travestita da minispettacolo e con assoluto divieto di mostrare superalcolici, tabacco, autovetture e altri strumenti di tentazione, quindi «il» telegiornale, poi qualche programma di inchieste, un quiz, un adattamento teatrale, un vecchio telefilm. Il film, vecchio anch’esso quanto basta, un sol giorno alla settimana: rigorosamente di lunedì, quando i cinema, quelli veri, ancora contavano gli incassi della domenica. Alle 23:00 sigla: «Fine delle Trasmissioni». E tutti a nanna.  La Televisione (quella con la «T» maiuscola) svolgeva effettivamente un servizio pubblico. Programmi come «Non è mai...

Contronatura

Che la Natura sia da sempre la più fiera e temibile nemica dell’umanità, ne diede a suo tempo ampia dimostrazione in prosa e in versi il grande Recanatese.  Eppure, a dispetto delle vibranti quanto documentate arringhe di un Pubblico Ministero di tal peso, i banchi della Difesa si sono andati in tempi recenti affollando di avvocaticchi e legulei pronti ad accollarsi ogni responsabilità o colpa pur di salvar la ghirba ad una pur tanto crudele imputata.  — Non son certo colpa dell’innocente Natura — dicono costoro — catastrofi e pandemie, maremoti e terremoti, lebbra e colera. No! La colpa è dell’umanità, che con la sua azione (la Cultura) molesta le (naturali) attività dell’imputata. La cui innata bontà è dimostrata dal fatto che, popolando essa il Pianeta di tante piante ed animali, generosamente provvede alla sopravvivenza di chi vi abita.  Che ciò non sia vero, lo dimostra l’esistenza stessa della Morte, tragedia imprevedibile quanto definitiva e certa, espressamente pr...

C'era una volta la Russia

Col rublo in picchiata e un presidente non meno picchiato, la Federazione Russa bombarda a Odessa le chiese e le seconde case degli stessi Russi. Quelli che non possono più abbronzarsi a migliaia sulle sponde del Mar Nero, ma solo sbronzarsi, in casa propria, spaccando bottiglie di pessima Vodka. Quella buona, coi centotre rubli necessari per un euro, non possono più permettersela.  La vigliaccheria sarà il marchio di fabbrica che accompagnerà l’immagine dei Russi per i prossimi cent’anni: cacciatori di asili nido, ospedali, chiese, supermercati, condomini, scuole, oltre che di navi e treni carichi di grano. Dopo tutto, anche Hitler evitò a suo tempo di combattere contro i veri soldati: trovò assai più comodo rastrellare donne e bambini disarmati per poi affamarli, torturarli e ucciderli nei cambi di sterminio, radendone al suolo i luoghi di culto, le abitazioni, i quartieri. E tutto ciò senza un vero perché. Rincorrendo ieri il mito della Grande Germania e oggi quello della Santa ...

Uguale per (quasi) tutti

Che governo e magistratura di tanto in tanto si azzannino, ci può anche stare. Si tratta dopo tutto di corpi «separati» dello Stato: esatto contrario di «uniti». Occorrerebbe tuttavia aggiungere che, in virtù della medesima tripartizione dei poteri, i magistrati sono figure istituzionali di pari grado tanto dei ministri che dei parlamentari. Meritevoli dunque di pari rispetto. Da parte dei primi come dei secondi.  È stato invece sufficiente il vago aleggiare di alcuni tenui sospetti circa le possibili malefatte di qualche membro del governo o dei familiari di qualche parlamentare per scatenarne a un tratto la scomposta quanto irragionevole ira.  Una cruda manifestazione di rabbia plebea, non dissimile da quella del ragazzo di strada colto sull’autobus senza biglietto e che però, lungi dal mostrare segni di pentimento, alza la voce (e talvolta le mani) sul malcapitato controllore, sputando sulla divisa e disconoscendone l’autorità.  Ha aperto le danze la botticelliana mini...