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Roba da museo

Una settimana fa, con gran lungimiranza, dalle pagine del Corriere l’editorialista Goffredo Buccini metteva in guardia gli Italiani dalle insidie dell’imminente 25 Aprile, il primo alla presenza di un governo che faticosamente si sforza di tenere insieme le diverse anime – la nostalgica, l’avventurista, la faccendiera – di una destra ancora in cerca di rispettabilità: «Mai come il prossimo 25 Aprile dovremmo decidere se camminare con la testa girata all’indietro oppure guardando in avanti». Centro!  È il nocciolo della questione. Fare del 25 Aprile, oggi festa della Resistenza – o meglio di una risicata parte di essa, considerati i fischi che nei cortei puntualmente accolgono i partigiani delle Brigate Ebraiche – la celebrazione di quel processo fondante che ha consentito all’Italia di superare in un sol colpo l’esperienza fascista e quella monarchica, dando vita a uno Stato repubblicano nuovo di zecca.  Anche solo immaginare che i ministri dell’attuale governo possano oggi sf...

Animalrazzisti?

Il nostro supremo capo impiegò ben due giorni per disseminare nel mondo la sterminata moltitudine di specie animali celesti, acquatiche e terrestri, concludendo l’opera con quello che pensò potesse considerarsi il proprio capolavoro, e cioè l’essere umano.  Fatto ciò, vista la relazione di quasi parentela con quell’ultima creatura così amorevolmente foggiata a propria immagine e somiglianza, il sommo condottiero volle festeggiare l’evento donandogli pieni poteri sul pianeta Terra e su ogni cosa vivente. Poche idee, ma chiare: da un lato l’uomo, re del creato, dall’altro il creato, al suo servizio.      Molte idee, ma confuse, paiono al contrario albergare nel cranio dei sedicenti animalisti, che per meglio guadagnarsi un biglietto di terza classe per l’Inferno non soltanto ribaltano la verità della Genesi, anteponendo gli interessi animali a quelli dell’umanità, ma stilano un’ingiustificata graduatoria di valore tra animale e animale, sostanzialmente basata sulla sta...

Dove incomincia l'Italia

L’annunciata restrizione dei permessi speciali di soggiorno – anomalia che ha consentito all’Italia di disapplicare per anni quei trattati di Schengen che regolano gli ingressi nell’Area – rischia di rivelarsi l’ennesima cannonata a salve di un governo uso ad aggirare le leggi scrivendone altre solo in apparenza più roboanti e severe, ma di fatto inapplicabili.  Così come il decreto rave impedisce di perseguire i reati minori che ne discendono, l’annunciato ridimensionamento dei permessi speciali rischia di finire impallinato dalla Corte Costituzionale per evidente conflitto col comma 3 dell’art. 10 che – solo in Italia – riconosce illimitato diritto d’asilo praticamente a chiunque: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». Con questa norma, anche un nababbo texano in fuga col suo aere...

Meglio meno, che menati

Non basta scaldar l’aria perché la mongolfiera si alzi in volo. Occorre anche mollar le cime che la inchiodano a terra e liberarsi della zavorra.  Il pallone gonfiato già l’avevamo, i legami di un’alleanza suicida son stati provvidenzialmente tagliati e la zavorra infine gettata al suolo.  Non poteva finire diversamente.  «Mente tra ozi» è l’anagramma di Matteo Renzi: lo scacciavoti che della mongolfiera s’è servito per sollevarsi quel minimo necessario per non esser cacciato dal Parlamento. Un passaggio non gratuito, se è vero che grazie al leopoldino il partito di Calenda ha scansato la raccolta firme indispensabile per presentare la lista. Ma adesso, avuto ciascuno quel che dalla forzata alleanza si proponeva di ottenere, nulla più accomuna l’innaturale unione tra un sognatore puro e il praticone impuro. Libero dalla zavorra, il pallone non può che riprender quota. A patto che non insegua numeri e percentuali da partito di massa. Numeri che poco si addicono a un vero p...

Via la volpe, resta il gatto

Bene così. L’accordo era chiaro: Calenda avrebbe dovuto metterci la faccia, Renzi la tasca. La coppia politic fluid non è decollata: la faccia non ha raccolto sufficienti like , le tasche son rimaste vuote e il meno abbiente tra i due s’è dovuto cercare un lavoro.  Tutto nella norma: da un lato «Azione», ossia il contrario dello star fermi, dall’altro «Italia viva», che se non mangia cessa di vivere. E i due capoccioni, assai diversi tra loro, han preso due diverse strade.  A giochi fatti il meno inaffidabile tra i due resta Calenda, che una pur vaga percezione di quel che possa e debba essere una politica di centro, se non altro ce l’ha.  Per Renzi, invece, il Centro non è che il punto esatto in cui in un dato momento egli si trova. Il resto non è che squallida periferia.  Per Calenda il lato negativo dell’inattesa separazione è la perdita di uno scarso 2% di gradimenti da colmare. Per Renzi è il ritrovarsi chiuso in un ufficio, legato alla scrivania per alzar qual...

PNRR: Per Noncuranza Rifiuto e Rinuncio

Nel Paese degli ominicchi, la colpa è sempre di qualcun altro.  Vai a sbattere con l’auto dalle gomme lisce e la colpa è di chi te l’ha venduta, che non ha avuto il buon gusto di cambiarle.  Così anche la colpa di chi è visibilmente in affanno per l’incapacità di condurre a buon fine («mettere a terra» nello slang aviatorio di chi si beffa della lingua italiana) gli investimenti del PNRR, è certamente da imputare al precedente governo. Mica a quello attuale, che pure, impettito, va narrando al mondo d’esser mille volte migliore del precedente.  La verità è ovviamente un’altra.  Se compro un’auto usata, per di più dopo aver sconfitto un’agguerrita concorrenza altrettanto interessata ad averla, non posso non conoscerne a fondo i pregi e i difetti, e resto l’unico responsabile dell’eventuale incauto acquisto.  Diverso sarebbe stato il caso se l’avessi ricevuta in eredità, ma l’Italia non è più una monarchia, e il potere non lo si eredita: lo si conquista. E poi lo...

Barcaccia la miseria!

Coloro che sostengono d’esser contro ogni sorta di sfruttamento, per qual motivo continuano a strizzar l’occhio a questi quattro fintambientalisti che cercano popolarità a basso costo a spese di opere conosciute ed amate in tutto il mondo, ma costrette a sponsorizzare senza alcuna contropartita violente campagne d’odio contro ogni forma di progresso? Chi vuol pubblicizzare un’automobile, un profumo o una merendina, stacca assegni a sei cifre per assicurarsi il volto di un’artista famoso o lo sfondo di un’opera d’arte o di un monumento con cui dar lustro e visibilità al proprio messaggio.  Per qual motivo, invece, chi pretende di utilizzare la Cultura – opera dell’uomo – a difesa non dell’amico Ambiente, ma di quella Natura che dell’umanità è all’opposto nemica giurata, può invece impunemente sfruttare per i propri fini, abusivamente e senza alcun costo, un patrimonio di beni e valori che appartengono a tutti? Piace giocare facile, a questi che «ultima generazione» rischiano di div...