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Chicchiricchì!

La prima gallina che canta ha fatto l’uovo, insegna l’antico detto. Ma quando il primo ad innalzare i propri versi al Cielo è un galletto, notoriamente inabile all’ovulazione, che mai dovremmo pensare? Mancano pochi giorni all’ultima settimana pre-elettorale: quella delle bombe mediatiche, delle accuse di ladrocini e molestie, delle rivelazioni su irreparabili peccati di gioventù e d’infanzia, dei gossip su variopinti amori e discutibili amicizie. Bombe a orologeria tenute in serbo per mesi e pronte ad esplodere sino a pochi minuti prima del voto.  Il primo ordigno, confezionato con trecento esplosivi milioni di euro made in Cremlino e indirizzati ai putiniani di mezzo mondo (occidentale), è esploso in USA, ma più d’un frammento è piovuto anche in Italia, pizzicando la coda non ovipara del galletto di cui sopra.  L’alto chicchiricchì , raccolto e amplificato dalla stampa locale che già lucidava lo spiedo accingendosi a spiumare il pollo, non ha avuto esiziali conseguenze solo...

Quattro meno meno

Se il deludente confronto tra Enrico Letta e Giorgia Meloni trasmesso dagli studi del Corriere della Sera fosse stato un’interrogazione scolastica, difficilmente il professor Luciano Fontana avrebbe potuto elargire un voto prossimo alla sufficienza.  Promosso a pieni voti, invece, il format . Che grazie ai tempi contingentati e alla precisione delle domande ha fatto emergere tanto l’inconsistenza delle idee quanto la camicia di forza delle malassortite coalizioni, la quale ha costretto i due poveretti a tenersi a dir poco sul vago, pur di non offendere le opposte convinzioni degli improvvisati alleati.  Il Serenissimo, parlando dell’Europa (ma forse intendeva l’Unione Europea) lamentava un «diritto di veto» che esiste solo nella sua mente e in quell’altra unione di cui l’Italia fa parte (le Nazioni Unite), attribuendo a tale inesistente «diritto» (in realtà inevitabile conseguenza di una unione costruita su trattati reciproci, anziché su un ordinamento statuale democratico) le...

I tiktokkati

L’amato capo che quassù ci governa ha a suo tempo disposto che gli umani non serbassero memoria di quanto visto o sentito nei primissimi anni della loro infanzia.  Mai provvedimento fu più saggio! Quale ricordo potrebbero oggi avere, dei parenti vicini e lontani, quegli ex-bimbi che dovessero ricordare le mille infantili moine rivolte loro ai bordi della culla, agitando un sonaglino da poche lire acquistato in chissà quale mercatino?  — E ghiri-gori-gori-gu ! E biri-biri-bì ! Lo senti come suona? Dinghi-dinghi-dì ! È lo zio che te l’ha comprato, cuoricino di mamma!… Eh sì. Tralasciando il loro primo dovere, che è quello di trasformare i bimbi in adulti, gli entusiasti parenti pensano di rendersi più graditi trasformandosi da adulti in bimbi. In una parola: rimbambendo. Non diversamente da costoro, lungi dal voler gramscianamente elevare l’elettore, i nostri capipartito in odor d’elezioni han pensato bene d’affacciarsi in massa alla culla virtuale del TikTok. Lallando : ovveros...

Venghino, venghino!

Giungono fin quassù gli strepiti del mercatino elettorale appena aperto nell’assolato Stivale.  Che al mercato si strilli, è cosa normale: «Non siamo mica al mercato!», è il consueto rimprovero con cui si tacita una compagnia indecorosamente rumorosa. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso: il chiasso degli improperi e degli sberleffi indirizzati al banchetto del vicino supera in intensità le sperticate lodi e le miracolose promesse circa la bontà e la genuinità del prodotto esposto.  Le leggi dell’acustica stabiliscono una proporzione inversa tra i decibel emessi dal venditore e la puzza del pesce che espone sul banchetto: più il pesce è guasto, più elevate son le grida di chi tenta di venderlo. Ma se il pesce è guasto ovunque, ancor più forti delle lodi tuonano le accuse nei confronti del pesce del vicino: solo indiscusso responsabile del puzzo che indiscriminatamente infesta l’intera area di vendita. Così, tra promesse di sconti sottocosto e giuramenti di inimitabile qualità, ...

Lisci o gasati?

La più preoccupata è Giorgia Meloni, che alla fiamma nel simbolo non ha voluto rinunciare e che adesso, solo per tenerla accesa, rischia di spendere un botto.  Poi ci son quelli che i problemi li risolvono in un istante (coi soldi degli altri): la paghi lo Stato, la differenza tra il prezzo del gas nel 2021 e quello – moltiplicato per quindici – del 2022!  Non sono da meno i pusillanimi, sicuri che basti mutar bandiera e inchinarsi davanti a Putin, con la giusta angolazione e a brache calate, per godere di rifornimenti gratuiti vita natural durante. E pazienza se l'entità di quel «durante» sarà Putin stesso a deciderla.   Seguono gli illusi, fermamente convinti che sia sufficiente rimettere in uso i mulini a vento e sostituire le tegole con celle solari per far marciare a pieno regime fonderie, acciaierie, industrie e vetrerie. Con quantità di energia buone appena per ricaricare il telefonino o tener acceso il frigorifero. Sempre che tiri il vento e splenda il sole. ...

Votare. Perché?

«Andate a votare!», è stata l’implorazione che Draghi ha rivolto ieri al giovane pubblico cattolico di Rimini, riunito per l’annuale meeting di Comunione e Liberazione.  Civilissima esortazione, alla quale verrebbe tuttavia da rispondere: «Sarebbe bello. Potendolo!».  Sarebbe bello poter esprimere una propria scelta, indicare il nome di un candidato, esprimere apprezzamento per un partito. Se il Rosatellum consentisse di farlo. Ma non lo consente. Non sono in gara né dei nomi e dei cognomi, già prescelti, né tantomeno dei partiti, annacquati dentro forzate coalizioni.   Nessuno meglio di Draghi è in grado di comprenderlo, e tuttavia la sua raccomandazione ha comunque un senso.  Prima ancora di domandarsi per chi votare, è giusto domandarsi perché votare. Se è vero che recarsi alle urne non serve ad esercitare un libero voto – che libero più non è –  piegarsi al rito serve comunque a rimarcare la necessità che nel Paese delle urne aperte ci siano, seppur addome...

Tu chiamale, se vuoi, elezioni

L’indegna caciara che ha accompagnato in questi ultimi giorni la stesura delle liste elettorali (da presentarsi entro dopodomani 22 Agosto) è un’ulteriore incontrovertibile conferma che quel che si è andato redigendo nelle segreterie dei partiti non era in realtà un’autentica lista di candidature, ma un elenco di vere e proprie nomine dall'alto.  Magie del Rosatellum applicato ad un Parlamento in piena prova costume, dimagrito in un sol colpo di un terzo del suo peso.  Nelle consultazioni amministrative (Comuni, Regioni), le sole in Italia dove il diritto di voto è ancora (per adesso) garantito, la formazione delle liste non costituisce mai un problema: se trenta persone intendono gareggiare tra loro mentre sfidano gli avversari, son le benvenute. Se son cinquanta, ancora meglio. Davanti a una simile bistecca, l’elettore saprà ben distinguere la polpa dall’osso: gustarsi la prima e gettare nell’umido il secondo. Col Rosatellum invece no. Le liste non soltanto son bloccate, cos...