Passa ai contenuti principali

Post

Tu chiamale, se vuoi, elezioni

L’indegna caciara che ha accompagnato in questi ultimi giorni la stesura delle liste elettorali (da presentarsi entro dopodomani 22 Agosto) è un’ulteriore incontrovertibile conferma che quel che si è andato redigendo nelle segreterie dei partiti non era in realtà un’autentica lista di candidature, ma un elenco di vere e proprie nomine dall'alto.  Magie del Rosatellum applicato ad un Parlamento in piena prova costume, dimagrito in un sol colpo di un terzo del suo peso.  Nelle consultazioni amministrative (Comuni, Regioni), le sole in Italia dove il diritto di voto è ancora (per adesso) garantito, la formazione delle liste non costituisce mai un problema: se trenta persone intendono gareggiare tra loro mentre sfidano gli avversari, son le benvenute. Se son cinquanta, ancora meglio. Davanti a una simile bistecca, l’elettore saprà ben distinguere la polpa dall’osso: gustarsi la prima e gettare nell’umido il secondo. Col Rosatellum invece no. Le liste non soltanto son bloccate, cos...

Occhiali di tigre

La sparata di oggi porta la firma di Giuseppe Provenzano, vice-letta del «polo di centrosinistra», come i piddifratomaiobonini amano definirsi, in mancanza di altra possibile identità.  « Queste elezioni non prevedono pareggio: o noi o la destra. Non c'è spazio per terzi o quarti poli », ha declamato con toni più ricattatori che accattivanti il parasegretario.  Tradotto: sappiamo che molti tra voi si taglierebbero entrambe le mani, piuttosto che votare per noi, ma non avete scelta: se non ci darete il vostro voto arriverà («vincerà») la destra. Anche perché non c’è al mondo altro polo al di fuori del nostro e del loro.   Intendendo impropriamente per «destra» non quei Cavour, D’Azeglio, Crispi o Giolitti che l’Italia l’han fatta, ma quell’opposta accozzaglia di faccendieri e sfaccendati che ha in odio tutto quel che è legge e regola: dal vaccino alla contribuzione fiscale, dal rispetto per la pubblica e privata proprietà al decoro urbano, dalla giacca e cravatta alla ling...

Impressioni di Settembre

L’atmosfera è la medesima che si suppone aleggiasse nei sotterranei dell’Anfiteatro Flavio, nel primo secolo dopo Cristo. La plebe mangiava e rumoreggiava sugli spalti. Nel buio delle gallerie, i gladiatori affilavano le armi e si preparavano a combattere. La posta in gioco era la vita. Non si poteva non vincere.  Con questo stesso atteggiamento, distante dallo spirito della nostra Costituzione quanto può esserlo un cittadino italiano da un suddito romano, le coalizioni imposte dall’Imperatore Rosatellum si apprestano ad azzannarsi nell’italica arena. In una competizione elettorale che poi tanto elettorale non è, dal momento che chi tenterà di esprimere il proprio voto non potrà manifestare alcuna preferenza né per un candidato, né per un partito, ma solo per un estemporaneo quanto fragile accordo tra formazioni politiche di idee spesso diametralmente opposte.  Che senso ha allora, se la regola è questa, parlare di «vittoria»? Che significa «vincere», in un siffatto contesto? ...

Nude verità

Che Agosto sia un mese poco propizio per le campagne, minacciate da incendi, siccità e colpi di sole, è un fatto che ben s’attaglia anche alle campagne elettorali, non soltanto a quelle coltivate.  Pare infatti che il caldo e il dolce far niente, insieme col maggior senso di libertà e a un aumentato desiderio d’apparire e di spendere, finisca in qualche modo con l’annacquare quel carburante di cui ogni competizione elettorale si alimenta: un mix di false promesse, nemici immaginari e paure amplificate.  — Votami! Ti raddoppierò la pensione e ti dimezzerò le tasse! — Votami, o vincerà l’uomo nero! — (e pazienza se stavolta è una donna). — Votami, o in pochi giorni questo Paese andrà incontro al disastro, e tu con esso! Questi sono gli ami distesi ad ogni tornata elettorale nella speranza che i più abbocchino.  Ma quando ciò accade nel mezzo dell’estate, mentre un’abbondante metà della popolazione viaggia per lo stivale ed osserva coi propri occhi l'autentica realtà che lo ...

Fuori dalla trincea

Dove altro avrebbe potuto annunciarla, se non dall’Annunziata, la mossa che tutti gli uomini di buona volontà si aspettavano?  Alle 14:45 di questo pomeriggio, ospite a «Mezz’ora in più», Carlo Calenda ha scaricato su Letta un intero fucile caricato a vaffa, prendendo le distanze da un patto che non prevedeva inizialmente la presenza in lista di nemici dichiarati del Paese e del mondo come Frate Gianni e Porelli, per non parlar delle «frattaglie» già in coda alla ricerca di uno strapuntino purchessia.  Malmenato dagli iscritti, col capo coperto di cenere, sommerso da un mare di tessere stracciate, preso per il naso (a voler essere gentili) dal cerimonioso Letta, abbandonato da piùEuropa (=  menoCalenda ), il centrocampista ha sbattuto la porta e si è liberato dalle catene di chi lo avrebbe voluto veder marcire in trincea impegnato a resistere, anziché sul campo a combattere.  Che quella di Calenda sia stata la mossa giusta, lo dimostra la reazione scomposta di Enric...

Tutti a bordo?

Cari umani e meno umani, il vostro mondo è tondo. Ma proprio in virtù di tale perfetta geometria, più ci si sposta a sinistra, più ci si ritrova a destra. E viceversa.  Per questo ci fanno sorridere le smanie di quei menpensanti che, mentre impropriamente amano etichettarsi de sinistra , inseguono invece gli opposti ideali del più becero pauperismo medievalista, ripetendo errori che persino noi, qui tra le nuvole, oggi consideriamo tali.  Bisogna infatti tornare ai tempi del poverello di Assisi per ritrovare la convinzione che solo facendosi del male si poteva far del bene: fustigandosi in processione, indossando il cilicio, schiaffeggiandosi da sé, digiunando e isolandosi dal mondo, sottoponendosi alle più atroci penitenze, nel tronfio e tracotante tentativo di imitare in sedicesimo il doloroso percorso di redenzione del Cristo.  Otto secoli dopo, i soli che ancora perseverano nel predicare che «povero è bello» sono il candido eremita Frate Gianni e il disperato consumat...

Dissonanze

E mo’ tocca a Frate Gianni e a Porelli tentarsi la carta Conte. No, non quella dell’inciucio tra cinque stelle e due meteore: quella della lista della spesa accompagnata da minacce che ha portato alla caduta del governo. Pronta stavolta a sbattere contro il muso di Letta, anziché su quello di Draghi. Che dei due questuanti, in quanto a sbattere, se ne sbatte per davvero.  — Sarà un documento congiunto di Sinistra Italiana e Verdi in cui verranno messi nero su bianco alcuni punti imprescindibili di programma — incalzano i due predicatori scalzi. Accompagnando la perentorietà dei toni con moti facciali che vorrebbero suscitar terrore, ma inducono piuttosto a un compassionevole sorriso. Uno spreco di inchiostro e tanta carta rubata alle foreste, dal momento che i nove punti imprescindibili, categorici, irrevocabili e imperativi – destinati a diventare forse quattordici – possono facilmente esser riassunti in una sola consonante e in una sola vocale: «NO». Un NO a tutto e a tutti, a 3...