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Il penultimo dei Mohicani

L’ultima stella ad abbandonare l’orbita spaziale è stata quella di Massimo Bugani, grillassessore a Bologna, già stretto collaboratore di Di Maio e Virginia Raggi.  Forse per motivi di rima, Bugani ha scelto di paracadutarsi in area Bersani, che rischia così di dover cambiar nome al gruppo: da Articolo 1 ad Articolo 2.  Ma il neo arrivato non ne fa una questione di numeri: «È un piccolo partito fatto però da idee chiare e limpide», confida al Corriere che lo ha intervistato. Una vicenda a prima vista marginale, quest’ennesima fuga per la non-vittoria, che si presta tuttavia ad alcune confortanti considerazioni.  
La prima è che ancora c’è chi fa politica per convinzione. Passando da una formazione piccola ad un’altra minuscola, nessuno potrà accusare questo eroico transfuga di aspirazioni carrieristiche. A meno che non si intenda etimologicamente per «carriera» quella strada ( carreira ) dove entrambi gli articoli rischiano di ritrovarsi in autunno.  La seconda è che...

Lezioni di pesca

Sono ormai duemilasettecentotrentasei anni che tra le nuvole del Paradiso ci fa compagnia un simpatico angelo che, sotto la dinastia Zhou, fu uno dei più abili pescatori dell’isola di Xiadaoniang, di fronte alla costa orientale della Cina.  Il pacifico Ming (questo era stato in vita il suo nome) conduceva un’esistenza sana ma semplice e sempre uguale, lontanissima dalle ricchezze e dai lussi che animavano la corte di Chengzhou, l'odierna Luoyang. L'umile Ming non aveva mai visitato quella splendida reggia, di cui forse neppure sospettava l’esistenza, ma un suo pensiero, che alcuni marinai forestieri orecchiarono per caso mentre dividevano con lui il pasto in una vecchia taverna sul molo, giunse di bocca in bocca là dove Ming in tutta la sua vita non sarebbe mai potuto arrivare: tra le possenti mura della città proibita, residenza dell’imperatore della Cina Orientale.  Attribuita dai posteri ora a Confucio (nato però duecento anni più tardi), ora al poeta Kuang Tsen, ora ai Ges...

Divergenze parallele

Più simili che dissimili fra loro ( di parte, ma non «partite» ) le indebolite forze politiche del nostro stivale vanno a caccia di alleanze. E pure di gran fretta.  Non certo perché smaniose di stringere nuove amicizie (meglio le inimicizie), ma perché a ciò costrette da un'orripilante legge elettorale che, sul modello Frankenstein, cuce insieme proporzionale e maggioritario, vecchi collegi e Camere smagrite, soglie minime variabili al bisogno e sottrazione del diritto di voto agli elettori.  La scadenza per la presentazione delle liste è il prossimo 22 Agosto e, prima ancora di carta e penna, si affilano i coltelli.  È tempo di riposizionamenti.  Non c’è partito che non rinneghi le vecchie amicizie per strizzar l’occhio alle nuove, ridonandosi perdute verginità mentre dipinge d’oro e di rosa gli improbabili scenari di future e progressive magnificenze. Pesa su tutto l’ingeneroso confronto fra tanta insipienza e tanta sapienza: quella di Draghi, che è vivo e lotta (...

Il giorno dello sciacallo

Il cadavere del governo è ancora caldo, ma già s'intravvede l'ingobbito profilo degli avvoltoi e ovunque risuona il lugubre ululato degli sciacalli. Ogni riferimento è puramente casuale, ma quel prezioso silenzio di cui Grillo ci ha fatto gradito omaggio in questi ultimi giorni di agonia istituzionale, è stato ieri improvvisamente interrotto da una temposta (tempesta di post) presto tracimata sulle prime pagine dei quotidiani, a secco di notizie per via dell'incombente week-end.  Che dice dunque l'ortottero?  Parlando come un dio Giano bifronte, prediligendo delle due la retrostante, tra una frecciata a Giggino 'a cartelletta  e un'impuntatura circa il limite dei due mandati, il Sommo si lamenta del brutto spettacolo offerto nei giorni scorsi dal Parlamento italiano. In particolare delle brutte facce dei parlamentari: «gente che è lì da 30 o 40 anni», un Parlamento come «non se lo merita nemmeno l’ultimo degli Italiani». Prudentemente scordandosi, tuttavia, che...

Vinceranno?

Vincere? Vinceranno. A meno che… A meno che intorno a un piddì sedotto e abbandonato dalle orde barbariche postgrilline non trovino acconcio riparo i tanti orfani di Draghi. Senza star troppo a domandarsi quanti lo piangano con sincero affetto e quanti per personale interesse. Così almeno impone un sistema elettorale (il  Rosatellum ) che in verità elettorale non è, dal momento che non lascia all’elettore possibilità alcuna di indicare con nome e cognome la persona che vorrebbe veder eletta in Parlamento. Un sistema che, in particolare nella parte maggioritaria, premia le coalizioni. E, al momento, la sola coalizione in corsa è quella salvosilviomeloniana, per di più col possibile travaso di un certo numero di nostalgici randagi in fuga dal branco a cinquezampe.  Se così sarà (o meglio «è», visti i tempi brevi delle urne) un partito dato oggi al 21,3% dovrebbe vedersela muso a muso con una compagine che al momento vale un 46,6%, ma che potrebbe persino oltrepassare i...

Destinati a perdere

Nel grande incendio estivo che ha carbonizzato il governo Draghi, appiccato da ragazzini incoscienti che giocavano a tirar petardi ma alimentato dai proprietari confinanti, desiderosi di metter le mani sull'intera proprietà, il solo ad essersi realmente scottato le dita è il foscoveggente segretario dell'ormai ex piddì , oggi riscopertosi dippì : Destinati a Perdere. Illuso di poter vincere le elezioni accasandosi coi fannullisti no-tutto di Conte, in piena retrocessione verso le origini movimentiste sansepolcriste, nonché dichiaratamente schierati con la Russia di Putin e fieri avversari del progresso, per poi venderseli agli elettori piddini come affidabili amici dell'Occidente pronti a combattere le minacce asiatiche e fautori di ogni sviluppo, ha presto dovuto rinunciare al fantasioso progetto. Avviandosi così verso il confronto elettorale in piena solitudine e armato dei soli strali dello ius sòla (in gran parte destinato a chi ancora non ha l'età per votare) e de...

Tutti a casa

Mai visto un giorno del giudizio con così poco giudizio.  Approdato in Senato con le valigie già pronte, Draghi ha rivolto all'aula un discorso da uomo. Quel che ha ottenuto in cambio è stato uno scomposto ragliare in coro. Dall'asinina voce di quasi tutti i partiti.  Eppure son state parole limpidissime, quelle della comunicazione del presidente del Consiglio alle Camere. Un excursus  storico condito da vivo apprezzamento per l'iniziale spirito di collaborazione mostrato da tutte le forze politiche, in un clima di autentica unità nazionale. Quindi, con l'allentarsi della minaccia pandemica e appropinquandosi la stagione del raccolto (elettorale), un crescente ritorno dei politicanti agli antichi vizi: spese a vanvera (e a debito) senza freno, giusto per veder scodinzolare gli elettori lanciando loro qualche biscottino.  A conclusione, Draghi indirizza alcune frecciate non solo in direzione delle residue permalosissime stelle di Palazzo Madama, rinfacciando loro lo s...