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Chi di vaffa ferisce...

«Non siamo pagliacci!», ostenta il capobanda a cinquemenomenostelle dopo le lagne del giorno prima, con le quali implorava che fosse il Governo italiano a sanare le beghe di un partito in via d'estinzione. I cui parlamentari, proprio adesso che finalmente s'avvicina l'auspicato momento di svuotare le aule come scatolette di tonno, osservano terrorizzati il coltello e la forchetta che attendono la pregiata conserva pronta ad esser estratta dalla latta.  Che sia questa («non siamo pagliacci») l'ennesima menzogna posta a coronare le altre che farciscono le nove pagine del documento-nocumento presentato ieri dal capopartito al presidente del Consiglio dei ministri? Lo vedremo presto in aula, dove il governo chiederà questo pomeriggio che la fiducia a suo tempo accordata gli sia confermata o revocata. E non c'è nulla che un fannullista terrapiattista tema maggiormente dell'esser chiamato ad esprimere un sì o un no , piuttosto che un forse , un vedremo , un chissà , ...

Inceneritori fai da te

Le fiamme si vedono fin da quassù, dove un particolare occhio di riguardo è sempre rivolto verso la città immeritatamente eterna, con divino zoom sulla nostra piccola rappresentanza terrestre in Vaticano.  Roma brucia, manco fosse un immenso autobus dell'ATAC. Bruciano la Balduina, il Parco del Pineto, l'Aurelia ed i quartieri che la circondano. La popolazione è in fuga: raccoglie l'indispensabile e abbandona le case. Parrebbe d'esser tornati ai tempi di Nerone, se non fosse per il profumo di cinghiale arrosto o per il fatto che l'antico imperatore salutasse le fiamme suonando la lira, non ancora l'euro.  Ignoti al momento i responsabili. Più d'uno, visto il numero di inneschi. Conosciutissimi, invece, quegli amministratori che ritengono inutile sorvegliare parchi e giardini, nel timore di disturbare le migliaia di persone che ci dormono, o di  interferire con la quotidiana attività di spaccio.  È il terzo rogo, dopo Malagrotta (16 Giugno) e la Massimina (27...

Ius sòlae

Fischia il vento e infuria la bufera (elettorale), e i partiti (quel che ne rimane) indossano gli scarponi. Quelli pesanti.  I cinquestelle, degradati a tre stelle e già in odor di bed&breakfast , sventolano le loro bisunte bandierine: più reddito di cittadinanza (= la paghetta di babbo), più superbonus (= costoso regalo a faccendieri, intrallazzoni e abusivi), più spazzatura a Roma (guai a incenerirla, guai a rimuoverla, guai ad affamare i cinghiali).  Il piddì, improvvido alleato dei due separati in casa, mentre si tiene ben stretti i due stelle di Due Maio, strizza l’occhio ai restanti tre stelle promuovendo la libertà di cannabis, in un Paese dove neppure esiste la libertà di tabacco e di alcol, monopolio esclusivo dello Stato. Omaggiati gli alleati della stupefacente bandierina, il piddì sventola infine per sé l'arma finale del rispolverato vessillo dello ius scholae , già ius soli e conclamata sòla . Prima necessità del Paese, a detta di Letta. Di un’Italia sull’orl...

Dopo la frattura, la frittura

Così come le riunioni a porte chiuse hanno in breve tempo rimpiazzato tra i cinquegrilli il similtrasparente  streaming delle origini, allo stesso modo anche il vangelo della casa (il vaffangelo), un tempo istantaneamente indirizzato a chiunque non si prostrasse in adorazione dell'Elevato Ortottero, si è oggi trasformato in un prodotto ad uso esclusivo della casa: un privilegio riservato a quei pochi inquilini rimasti, che amano scagliarselo gelosamente tra di loro.   È la svolta sadomaso di un partito nato tagliandosi dapprima l'indennità parlamentare, poi il numero dei parlamentari medesimi, quindi gli stessi iscritti. Prima debattistizzandosi, poi decasaleggizzandosi ed ora in procinto di decontizzarsi. Bramoso dell'ormai prossimo e definitivo taglio elettorale. Un movimento che solo recentemente ha scoperto quanto sia più facile inventarsi dei nemici al proprio interno che non andarseli a cercare all'esterno. Anche perché di nemici se ne trovano sempre meno: la pov...

Meglio chiarire

Pare che nella Sua onnisciente saggezza, il Sempiterno che ci sta a capo abbia infine dato soluzione a un secolare quanto imperscrutabile mistero: perché nessun Italiano che si rispetti si è fin qui sognato di osservare per intero quei Dieci Comandamenti a suo tempo affidati al divulgatore Mosè?  Sembra che all’origine del fraintendimento ci sia una particolare italica incapacità di comprenderne il linguaggio, forse troppo limpido e chiaro per meritare l'attenzione di quel popolo, particolarmente predisposto all'attenta quadripartizione del capello e al pluridecennale dibattito che inevitabilmente ne segue.  Onde sanare tale millenaria incomprensione, le nostre Altissime Sfere han deciso di affidare al Ministero italiano della Funzione Pubblica, autore di una «Direttiva in materia di semplificazione del linguaggio nelle Pubbliche Amministrazioni», il compito di volgere detti Comandamenti in una forma linguistica facilmente accessibile anche alle popolazioni italofone.  Ed...

Servitor di tre padroni

Dovesse mai occorrere una prova dell'esistenza del nostro Capo, qual miglior testimonianza dell'imbacuccato patriarca Kirill che sbatte la faccia (quella posteriore) sul duro pavimento di marmo, dopo esser scivolato gambe all'aria sull'acqua santa che la Provvidenza ha avuto l'accortezza di voler spargere al suolo? «Nessuno può servire due padroni (Matteo, 6, 24)». Figuriamoci Kirill, che di padroni ne serve tre: non solo il suo Dio, a noi sconosciuto, non solo il denaro, ma persino Putin, che lo comanda a bacchetta.  La ricchezza non è mai stata particolarmente popolare, tra le nostre angeliche nubi. Non pagando affitto né tasse, senza spendere un soldo per mangiare, tantomeno per Sky o altri divertimenti (fornitici gratuitamente da voi umani), ancor meno in carburanti (grazie alle nostre ali a inquinamento zero), a queste latitudini il denaro non è altro che sterco del diavolo. Sin dai tempi di quella sventurata mazzetta versata dall'informatore Giuda ai solda...

Di parte, ma non partiti

Fra i tanti italici misteri che quassù ci affanniamo a interpretare e risolvere, uno in particolare rimane per noi assolutamente inspiegabile. I numeri ci dicono che il giornale quotidiano di gran lunga più venduto in Italia è anche il solo che possa definirsi certamente laico, certamente liberaldemocratico, certamente eurofederalista, certamente governativo, certamente moderato, certamente legalitario.  Verrebbe conseguentemente da pensare che questo sia l'orientamento politico della maggior parte degli Italiani, quanto meno di quella parte in grado di leggere e di scrivere. Pur tuttavia – e qui sta il mistero – è altrettanto vero che non esiste in Italia un solo partito che possa senza tema di smentita definirsi laico, liberaldemocratico, eurofederalista, governativo, moderato, legalitario.  Analizzando le posizioni pubblicamente dichiarate e privatamente non dichiarate dell'offerta partitica italiana, siamo giunti alla conclusione che tutti propugnano la medesima ideologia:...