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Servitor di tre padroni

Dovesse mai occorrere una prova dell'esistenza del nostro Capo, qual miglior testimonianza dell'imbacuccato patriarca Kirill che sbatte la faccia (quella posteriore) sul duro pavimento di marmo, dopo esser scivolato gambe all'aria sull'acqua santa che la Provvidenza ha avuto l'accortezza di voler spargere al suolo?
«Nessuno può servire due padroni (Matteo, 6, 24)». Figuriamoci Kirill, che di padroni ne serve tre: non solo il suo Dio, a noi sconosciuto, non solo il denaro, ma persino Putin, che lo comanda a bacchetta. 

La ricchezza non è mai stata particolarmente popolare, tra le nostre angeliche nubi. Non pagando affitto né tasse, senza spendere un soldo per mangiare, tantomeno per Sky o altri divertimenti (fornitici gratuitamente da voi umani), ancor meno in carburanti (grazie alle nostre ali a inquinamento zero), a queste latitudini il denaro non è altro che sterco del diavolo. Sin dai tempi di quella sventurata mazzetta versata dall'informatore Giuda ai soldati di Roma. Meno di tremila euro, al cambio attuale.

Se il denaro servisse a qualcosa, ne avremmo vagoni pieni, costì dove si puote ciò che si vuol. Se evitiamo di averne, è perché sappiamo quanto sia vero il contrario: se ne avessimo, saremmo noi a servire il denaro, non il denaro a servire noi. 

Non esiste peggior fame della fame di denaro. La fame di cibo cessa non appena ci si riempie lo stomaco. Della fame di denaro, invece, non ci si sazia mai. Fino a che il denaro non diviene presto, come recitano le Scritture, il nostro vero padrone. Il solo in grado di farci compiere azioni che, per nostro convincimento o per nostra natura, ci guarderemmo altrimenti bene dal fare.

Conosciamo l'umana obiezione: — Noi terrestri dobbiamo pur mangiare tutti i giorni, per campare. Mica possiamo vivere anche noi a scrocco nella vostra nuvolaglia. 

Giusto. Tant'è vero che a tal riguardo il nostro Capo ebbe a suo tempo l'avvedutezza di costruirvi intorno un Eden dove cibo, alloggio e climatizzazione erano forniti gratuitamente. Colpa vostra se oggi, per mangiare, dovete lavorare col sudore della fronte (quella vostra o quella altrui, come han ben presto imparato i più furbi tra voi). 

Ciò nonostante, per un uomo degno del nome il denaro non è e non dovrà mai essere un problema. Se ne ha, lo spende. Se non ne ha, lo guadagna. Povero è chi non sa fare nessuna di queste due cose: se è vero che chi ne ha assai e non se lo spende vive altrettanto miseramente di chi non ne possiede e non ne guadagna.

Kirill appartiene alla prima razza: casse piene di trenta, trecento e trentamila denari, ma senza una vita che gli consenta di goderseli, costretto com'è a servire più padroni di Arlecchino (dal quale, tra l'altro, pare abbia copiato il costume). 

Scusate se quassù, dove dignità vuole che non ci si possa abbassare a indirizzare al patriarca un sonoro pernacchio, ci siam ritrovati costretti ad affidare il lavoro all'acqua santa. 

Capace, peraltro, di ripulire nefandezze ancor peggiori di costui.   

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