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Che mangino popcorn!

Lo diceva Kasparov, campione di scacchi russo perseguitato in patria e costretto all’esilio: «La mafia esiste ovunque, ma solo in Russia si è fatta Stato».  Così nel 2023.  Oggi, 2025, nessuno può negare che ancor più negli USA la mafia si sia fatta Stato, nella persona (si scusi l’eufemismo) di Donald Trump, le cui frequentazioni con personaggi attigui alla mafia newyorkese (tratteggiate anche nel film biografico « The Apprentice ») sono riconducibili ai tempi delle prime avventure edilizie sulla Quinta Strada, dove nel 1983 fu edificata la Trump Tower.  Il padrino della Casa Bianca, coronato da una sguaiata corte di criminali e nullafacenti, quand’anche mafia non fosse, ad essa largamente si ispira. E, come ogni padrino, senza saper né leggere né scrivere e ancor meno far di conto, eccelle in quell’arte che gli è propria: imporre e pretendere un «pizzo». Miscelando l’arroganza dei toni col piagnucoloso vittimismo di chi pretende di baggianare il mondo sostenendo d’esser...
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Cinque giorni per vivere o morire

Potrebbe sembrare il titolo di un vecchio film western, di quelli in bianco e nero, ma è invece il breve lasso di tempo che tra lunedì 7 e venerdì 11 del mese di aprile 2025 deciderà le sorti della seconda presidenza Trump. Sarà l’apertura delle borse, lunedì 7 aprile, a gridare al mondo se il Pannocchia è davvero sul punto di far grande l’America o sprofondarla piuttosto nel buco nero di una crisi economica di dimensioni tali da far impallidire il tracollo del Ventinove, prodromo di una stagione di guerre mille volte più estese e micidiali che non nel Quarantuno.   Il primo gallo a cantare, lunedì 7, sarà la New Zealand Stock Exchange di Wellington (dazi al 10%), quando in Italia saranno ancora le 23:00 della domenica precedente. A seguire, ora dopo ora, gli indici di Borsa di tutto il resto del mondo.  Se i numeri dovessero confermare le tendenze in atto, se il dollaro si indebolisse ulteriormente ed il trend peggiorasse ancora nel corso della settimana, il destino politico...

Autarchia, pessima via

Che l’autarchia faccia parte dei rifiuti della Storia, è cosa nota a chiunque. Tranne forse a quei pochi che di storia conoscono a malapena quella di Cappuccetto Rosso, e magari parteggiano per il lupo.  Donald Trump dev’essere certamente tra questi, se davvero ha pensato di poter far grande l’America isolandola. E armato di tale speranza ha disseminato per il mondo un gigantesco canestro di dazi che va dallo 0% (per il prediletto Putin) fino al 59% della dimenticata Cambogia. Senza tralasciare un inspiegabile 10% comminato alle sperdute isole antartiche Heard e McDonald: estensione 36 km, popolazione zero, pinguini molti.  Così l’enciclopedia (Treccani) definisce l’autarchia: «Condizione di un Paese che mira all’autosufficienza economica, nell’obiettivo di produrre sul territorio nazionale i beni che consuma o utilizza, limitando o annullando gli scambi con l’estero». Raramente, nella Storia, l’autarchia è stata adottata come libera scelta. L’Unione Sovietica vi fu costretta ...

Arbitro cornuto!

L’arbitro è sempre cornuto. Ma non per tutti. Solo per chi quelle corna intende appiccicargliele. Che non è mai la totalità dello stadio ma, normalmente, una delle due curve: quella che parteggia per chi ha subito la punizione.  Il cartellino rosso, stavolta, è toccato a Marion Anne Perrine Le Pen, presidente del neofascista Rassemblement National e figlia d’arte di Jean-Marie Le Pen, fondatore del Fronte Nazionale. E ad insorgere son stati i neofascisti di tutte le curve di tutte le destre, dal crudele dittatore russo fino ai più accreditati ladroni e ladruncoli d’Europa e d’Italia. Arbitro cornuto anche la magistratura americana, quando ha dato seguito al decreto di grazia della dittatoriale presidenza USA che ha salvato le chiappe ai criminali protagonisti del sanguinoso assalto al Parlamento, durante il tentato golpe del 2021? Tanto nel primo che nel secondo caso, l’arbitro non ha fatto altro che il proprio dovere: applicare quella legge che il Parlamento scrive ed il Governo r...

Pacifisti si nasce, pacifici si diventa.

Si nasce pacifisti. Ed in pace si rimane finché si è circondati da un papà, da una mamma o, meglio ancora, da una tata nerboruta o da un paio di fratelli più grandi.  Poi si va all’asilo, quindi a scuola, dove basta un ragazzotto qualche centimetro più alto perché con parolacce, spintoni e minacce la tua pace se la porti via. Te la rubi da sotto il naso. Che potrà mai fare, un bimbo pacifista, in un luogo dove né la famiglia, né la tata, sono lì per proteggerlo? E gli altri bambini non son tenuti a farlo? Occorrerà riprendersela da sé, quella pace rubata. E si comincia col far ginnastica, col rinforzare i muscoli. E magari studiare judo o karate . Cercando di diventare «poco appetibile».  Eh sì! Perché il pesce più grande (vigliacco per natura) mangia solo i pesci più piccoli. E il pesce piccolo non ha davanti a sé che tre opzioni: 1) nuotare più veloce del pesce grande (opzione prendi e scappa); 2) muoversi in branco (opzione mi vendo a un padrone o a un partito); 3) mi rend...

Un voto in pagella

  «Per un’Europa libera e unita», quel Manifesto di Ventotene tornato agli onori della cronaca grazie ai denigratori travisamenti di chi non l’ha mai letto, ci regala tra le tante un geniale intuizione: mai così attuale, oggi che l’attacco congiunto da parte trumputiniana ha bruscamente riavviato il tormentato processo di unificazione europea. Non c’è più spazio, sostiene il Manifesto, per una divisione fra «destra» e «sinistra»: la vera discriminante passa oggi tra europeisti ed antieuropeisti, tra nazionalisti ed eurofederalisti, tra progressisti e regressisti. Tra chi guarda avanti e chi continua a guardare indietro. Così in quel vicinissimo 1941:  «La linea di divisione fra i partiti progressisti e i partiti reazionari cade perciò ormai non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta, quello antico, cioè ...

I no-vax della conoscenza

Esiste una cura contro la stupidità? Contro chi dà del comunista agli anticomunisti di Ventotene? Per difendersi da chi sostiene che i giganti abbiano costruito le piramidi o che la terra sia piatta? Contro chi è convinto che ogni causa dei propri mali stia al di fuori di se stesso e si atteggia a vittima predestinata di chissà quali occulti disegni? No. Non esiste una cura. Esiste però un vaccino: si chiama «conoscenza» e funziona da millenni. Purché assunto regolarmente sin dalla più tenera età. Non viene distribuito negli ospedali, ma in apposite strutture chiamate «scuole», dove viene somministrato in dosi personalizzate di informazioni scritte e orali che consentono dapprima di comunicare col mondo attraverso la parola e la scrittura, ed in seguito di comprendere la natura di tutto ciò che esiste, o persino immaginare quel che ancora non esiste.  Chi rifiuta tale vaccino ha davanti a sé un futuro da schiavo. Schiavo della propria ignoranza, prima ancora che di un padrone....