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Il catenaccio

Brutte notizie, per chi aveva scommesso sui titoli azionari di Calenda, illudendosi che almeno una parte politica, ancorché piccola, avesse infine preferito battersi con coraggio ed onore per affermare le proprie idee, anziché chiudersi in trincea con nemici e falsi amici in un catenaccio tanto vile quanto inefficace. Barattando a poco prezzo l’ideale laico e liberaldemocratico sbandierato sinora col facile NO di chi ha come unico ed incerto programma quello di «fermare la Meloni».

Fermarla a parole, si intende. Perché nell’impossibilità di una vera scelta, molti dei voti finiranno col riversarsi su chi ha quantomeno un programma di governo da proporre, per deleterio che sia.    

Il quadro che si prospetta, da qui a pochi giorni, vedrà dunque contrapposte la coalizione degli arroganti salvosilviomeloniani e quella degli impauriti conigli trincerati, che nulla hanno da offrire se non le quattro bandierine coriandolo del forzacannabis, delle cittadinanze omaggio, dei soldi ai ragazzini e del sesso arcobaleno: tirelastici contro testate nucleari. 

A margine dei due incontendenti, due diverse arroganze di ben poche speranze: lo scacciavoti Renzi e i sopravvissuti antropofagi a cinque stelle, intenti a divorarsi tra loro sotto l’occhio vitreo e non vigile di un Conte cancellato persino dal simbolo.

Se lo spettacolo è questo, nessuno si lamenti se al botteghino del 25 Settembre molti saranno i biglietti invenduti. Solo chi avrà da guadagnare qualcosa, in termini di denaro o di favori, si trascinerà dalle comodità del letto di casa all’inutilità di una finta scheda con finte liste dove nulla all’elettore è dato scegliere: né il partito, né il candidato preferito.

La prossima legislatura avrà un buon 100% di possibilità di rivelarsi peggiore della precedente. E il colpevole sarà ancora una volta il Rosatellum. Nato non per partenogenesi, ma figlio legittimo del piddì e della lega, e di quanti l’hanno a suo tempo (2017) voluto e votato: piddì, forzitalia, lega, AP, ALA e altre frattaglie.

Chi di Calenda custodiva speranzoso qualche Azione, si metta l’animo in pace. Il segno non è più quello del Toro, ma dell’Orso. 

E lecchiamoci i baffi se sarà un orso di razza nostrana. E non russo. 

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