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Onore e disonore

Non è vero che le guerre si possono o vincere o perdere. 

Le opzioni in campo sono quattro, non due: vincere con onore, vincere con disonore, perdere con onore, perdere con disonore. 

Zelensky, quand’anche non riuscisse a vincere, preferisce perdere con onore che non con disonore, lasciando a Trump e Putin la medaglia di spregevoli vincitori con meritatissimo disonore, al quale la Storia saprà dare il dovuto rilievo. 

Ci si attendeva un faccia a faccia tra Capi di Stato, ieri a Washington. Ma, inspiegabilmente, gli Americani si son presentati in due: Don Rodrigo Trump spalleggiato dal suo Bravo Vance. 

Due contro uno: vigliacchi anche quando giocano in Casa (Bianca)! Tre, contando lo spettro di Putin, aleggiante nella Sala Ovale per tutta la durata dell’incontro; quando, più volte, Trump ha invitato l’inospitato ospite a prostrarsi e a dimostrarsi «riconoscente» nei confronti del dittatore russo. Quasi a voler certificare che, se l’Ucraina dopo tre anni di resistenza contro una nazione ventotto volte più grande sta ancora in piedi e governa l’80% del territorio, è solo grazie alla magnanimità di Putin, e non dell’eroismo di chi per un così lungo tempo è riuscito a tenerlo sulla soglia di casa, sia pure con l’aiuto di quelle nazioni convinte che lasciare impunita l’invasione di un Paese confinante potrebbe costituire un pericoloso precedente. 

* * * * *

Si conferma dunque, in mondovisione, la disgustosa vigliaccheria della nuova corte imperiale americana, pronta a mostrare i denti contro il minuscolo Panama, o i sessantamila indigeni della Groenlandia, o gli imbelli Paesi dell’Unione Europea, ma inaspettatamente taciturna quando si parla di chi avrebbe invece i mezzi per colpirla. 

Come la Cina. Come il Regno Unito.

La Cina, per il momento, sta a guardare. Il disegno russo-americano è certamente quello di attirarla dalla loro parte, così da spartirsi la torta del mondo in tre fette uguali. Ma la Cina traccheggia. Un po’ per alzare il prezzo, un po’ perché convinta che i due lupi finiscano a breve per azzannarsi tra di loro. E perché ben sa che ogni amico perduto dagli USA è un amico in più per la Cina. 

Il Regno Unito, cosciente della propria forza sui mari (un campo di battaglia dove la Russia vale meno di zero) sembra far buon viso a cattivo gioco, ma non dimentica d’esser stato apertamente minacciato nel reame del Canada, di cui re Carlo III è sovrano con tanto di effigie impressa sul dollaro canadese.

I vigliacchi tacciono, quando si parla di avversari in grado di resistere. Il lupo non minaccia il leone o la tigre, ma l’agnello. 

Lì sta la loro debolezza. E il saggio dovrebbe prestare maggiore attenzione ai loro pregnanti silenzi, che non al polverone quotidianamente sollevato da un’insistente quanto fragorosa cagnara. 

Che ha il solo scopo di nasconderli. Quei silenzi.

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