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Debolezze nascoste

Quella che oggi intende presentarsi come la maggior forza politica e militare mai apparsa sul pianeta, ossia l’inedita alleanza tra USA, Russia e – presto – la Cina, non è in realtà tanto forte e imbattibile come a prima vista appare. 

Un branco di lupi è certamente più forte di tre lupi in competizione tra loro, ma la vera unione non la si misura prima dell’azione, quando i banditi sono impegnati anima e corpo nel dar vita alla banda. Si misura dopo, quando giunge il momento di spartirsi il bottino. Quando il fine comune che ha tenuto unito il gruppo viene d’improvviso a mancare, ed esplodono le differenze: le differenti aspettative, le diverse bramosie, le reciproche discriminazioni. Quando, come spesso accade, i compagni di un tempo finiscono per sbranarsi tra di loro. 

Sarà questo, e non altro, il prossimo destino dei tre baldanzosi condittatori. Come lo fu di quell’Impero di Roma da cui sempre più spesso l’inedita combriccola trae postura e ispirazione.

Un saluto romano dopo l’altro, i tre imperatori sembrano al momento indistruttibili e ben in sella. 

Sembrano. Ma non lo sono. Se solo li si osserva attentamente oltre ogni apparenza, e li si ascolta dietro l’insensato fracasso. 

Più del detto, nel loro caso, conta il non detto. 

Primo non detto. 

Perché tanta fretta? Perché tanta urgenza nel voler rovesciare il mondo in meno mese se è davvero così fermo e saldo quel trono da cui nessuno sembra poterli scalzare? 

È la legge del Far West, signori!: dove non vince chi spara meglio, ma chi spara per primo. Anche alle spalle, se necessario, come Trump con Zelensky. 

Gli Europei vengono invece dalla scuola di Ulisse che, per mostrare quanto veramente valeva, fu costretto ad infilzare con una sola freccia gli anelli di dodici asce allineate. Operazione che, al contrario, richiede maggiore concentrazione e poca velocità. 

Trump ha colto gli USA di sorpresa, così come Vance l’Unione Europea, e Putin il suo stesso popolo, che già lo dava per morto. 

In tempo di guerra l’effetto sorpresa funziona sempre. Ma in tempo di pace? A bottino spartito? Quando ciascuno comincerà a bramare la fetta spettata all’altro?

Secondo non detto. 

Dov’è finito il Regno Unito? Nell’inarrestabile mitragliatrice, caricata a insulti, quotidianamente sventagliata a 360° da Trump, Musk e Putin, tra i molti bersagli presi di mira non v’è traccia della Gran Bretagna! 

Ci son state le minacce al Canada, è vero, ma: a) non di un assalto armato: si è parlato di un referendum tra i Canadesi – nel frattempo scesi in piazza contro gli USA – e non di cannonate; b) si è sempre fatto uso della parola «Canada», senza mai soffermarsi sul fatto che il re del Canada sia Carlo III e che quella regione (il secondo Paese più vasto al mondo, dopo la Russia) sia a tutti gli effetti un reame britannico. 

Nulla di ciò: il Regno Unito non compare neanche per sbaglio nel menù degli agnelli da sbranare, dove l’Ucraina sta invece in buona compagnia con la UE, con Taiwan, con Panama, con la Groenlandia, con gli Stati Uniti del Messico... Con tutti i Paesi sufficientemente ricchi, ma deboli e disarmati. Per dirla in breve.

Ma la Gran Bretagna, che pure è ricca, debole non lo è. E neppure disarmata. Anzi: è in questo momento la sola forza che possa in resistere in armi ad un attacco congiunto della triade criminale. 

Forse è per questo che i tre poco ne parlano: in ossequio al detto che consiglia di non svegliar mai il cane che dorme. 

La brutta notizia, per i tre masnadieri, è che la Gran Bretagna, quando dorme, dorme con un occhio solo. E con le basi militari che ha sparso per il mondo, resta la vera padrona dei mari. 

* * * * *

Due sono al momento le speranze di sopravvivenza, se non di vittoria, del mondo libero: il tempo e le armi. 

Il tempo avrà ragione della fretta con cui i tre padroni del mondo vanno portando avanti i loro piani. Farà commetter loro degli errori e li costringerà prima o poi a guardarsi negli occhi e scoprire ciascuno le debolezze dell’altro, in cerca di una primazia che ognuno di essi crederà d’essersi conquistata, ma di fatto impossibile. E si uccideranno tra loro.  

Le armi avranno ragione dei loro artigli. Indipendentemente dalla quantità o qualità. Con quattro coltelli da cucina i Sauditi han raso al suolo il Pentagono e le Torri Gemelle; con i droni fatti in casa Zelenzky ha occupato i territori del nemico. E se è vero che le armi le possiede in questo momento solo la Gran Bretagna, anche i Paesi europei potrebbero dotarsene, se alcuni tra essi saranno così svegli e veloci da comprendere l’urgenza di federarsi in forma di Stato. 

Non tutto è perduto per chi conosce il valore della libertà. 

Non tutto è vinto, per chi confida nel solo uso della forza. 

Virtù che contraddistingue gli animali più feroci. Mostratasi tuttavia insufficiente, negli ultimi centomila anni, per far sì che le bestie prevalessero infine sugli uomini.

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