È la quotidiana lagna di un Governo che, anziché tenere in ordine la casa (come popolazione chiede e Parlamento comanda), spende il proprio tempo alla ricerca di possibili e impossibili colpevoli del disordine. Scordandosi che, se anche la colpa fosse di qualcun altro, ogni responsabilità sarebbe comunque solo e soltanto sua. Per il sol fatto di aver espressamente chiesto ed accettato di assumersela.
Così, dopo giorni di frigni incrociati fra chiodi scaccia treni, giudici ferma navi ed ogni altro fantasioso nemico, stavolta nel mirino c’è finito nientepopodimenoché il medesimo presidente del Consiglio. Che sventolando in tivù un foglio erroneamente definito «avviso di garanzia» (in realtà la comunicazione di avvenuta trasmissione atti al tribunale competente: quello dei ministri) punta il dito prima contro i «giudici» (traduzione: la Magistratura, col malcelato fine di far cadere il Governo) e quindi contro il querelante, tale avvocato Luigi Li Gotti, ex senatore calabrese etichettato come «uomo di Romano Prodi» nonostante il luminoso passato che lo ha visto militare per vent’anni prima nel Movimento Sociale Italiano (da segretario) e poi in Alleanza Nazionale.
Se si partita si tratta, dunque, è una partita tutta giocata in casa.
La Magistratura altro non ha fatto che seguire una strada obbligata. Esattamente dalla Legge Costituzionale 1/1989, che modifica gli artt. 96, 134, 135 della Costituzione.
Se per assurdo il verduraio sotto casa avesse accusato un ministro di avergli rubato nottetempo l’auto e, conseguentemente. sporto regolare denuncia, la Procura ricevente altro non avrebbe potuto fare che trasmetterla al tribunale competente (il tribunale dei ministri) e, per conoscenza, al denunciato. Astenendosi da ogni pronunciamento, approfondimento od indagine.
Sarebbe spettato solo ed esclusivamente al tribunale dei ministri, previa autorizzazione del Parlamento, il compito di accertare i fatti ed eventualmente processare il ministro accusato. Che nel frattempo, certo com’è di non aver mai toccato con mano l’autovettura del verduraio, proprio grazie a quella comunicazione potrebbe serenamente procedere a querelare per falso e calunnia il menzognero fruttarolo.
Allo stesso modo nulla vieta oggi ai ministri chiamati in causa di denunciare per falso e calunnia l’ex camerata Li Gotti che oggi li accusa. Ma, al momento, pare che nessuno ancora lo abbia fatto, né abbia intenzione di farlo.
Si preferisce puntare il dito altrove. Ben inumidito dalle forzate lacrime di una lagna oramai continua e senza fine.
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