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Meglio così

Tutto è bene quel che finisce bene. Il presidente Zelenszky non sarà costretto ad esibirsi in spericolate acrobazie sulla pista del circo di Sanremo, ma invierà al festival un breve messaggio di saluto di cui il presentatore darà pubblica lettura. 

Salvata la capra, e pure i cavoli, si tratta senz’alcun dubbio della miglior soluzione realisticamente possibile, che pone fine in modo indolore alle estenuanti polemiche trascinatesi per settimane sulle pagine dei quotidiani, e non solo, equamente divisi tra i sono-solo-canzonette e i sono-pure-camionette.  

Che la presenza in video del capo di una nazione in guerra nel contesto di una simile ridanciana e carnevalesca cornice fosse a dir poco inopportuna, è stato sin dal principio chiaro a chiunque disponga di aggiornati strumenti di N.I. (Intelligenza Naturale). 

«Il medium è il messaggio», sintetizzava Marshall Mc Luhan, intendendo con ciò che il vero significato di ogni comunicazione si cela spesso nella qualità del veicolo prescelto per trasmetterlo, non solo nel contenuto che si intende diffondere. 

Buttare un capo di Stato in pasto ai telemangiatori di pop-corn sarebbe un po’ come per uno zoo esporre in gabbia un Leonardo Da Vinci tra decine di animali esotici e nostrani, al cospetto di un pubblico ancor più bestiale. Nessuno potrebbe trarne guadagno: né l’illustre poliforme scienziato, né i trogloditi incapaci di comprenderlo, né il medesimo zoo, nato per più modesti scopi e non certo bisognoso di una pubblicità che potrebbe rivelarsi controproducente.

Diversa cosa, anche per un giardino zoologico, è il fregiarsi di nobili sentenze apposte su lapidi o iscrizioni e destinate ad impreziosirne i muri. Prive di suoni o accenti che rischino d’esser sovrastati dai circostanti ragli, nitriti, bramiti, belati e ruggiti, caratteristici di quel luogo, riescono a trasmettere i concetti più alti esprimendoli in modo assai più sintetico, autorevole e duraturo.

Cristoforo Colombo non avrebbe saputo deporre un più perfetto uovo: atto a soddisfare tanto chi ritiene purtroppo necessario abbassarsi agli infimi livelli del mezzo telecanzonettistico, pur di lanciare un messaggio in bottiglia nel vasto oceano della mondovisione, quanto chi preferisce rinunciarvi, pur di non vederlo contaminato e inquinato dall’indegna impresentabilità dello strumento.

Ora il pubblico di sedici nazioni (Russia e Ucraina incluse) potrà ascoltare dalla voce neutra del telepresentatore il grido d’aiuto di una nazione martoriata, depurato tuttavia da ogni impropria spettacolarizzazione e dunque al riparo da possibili fraintendimenti o superficiali critiche di forma, piuttosto che di contenuto. 

E anche coloro che, al fine di salvaguardare la propria salute mentale, terranno spento il televisore nelle giornate del festival, potranno legger l’indomani sui giornali il messaggio di Zelenzky nella sua versione integrale. 

Dai parte dei saltimbanchi sanremesi, un prova di serietà. 

Gradita quanto inattesa. 


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