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Nipoti di Mubarak?

Sarà un’ulteriore occasione per misurare il tasso di stupidità dei parlamentari italiani, il prossimo voto di ratifica del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità nato dal fondo monetario istituito nel 2012 da 17 Stati dell’Unione –  e poi esteso a tutti i 19 paesi della zona Euro – per superare le crisi bancarie che tra il 2010 e il 2015 colpirono alcuni Stati membri, e perciò detto «fondo salva-Stati». 

Ricorrere agli aiuti del MES è ovviamente una extrema ratio: un po’ come vendersi l’auto o i mobili di casa quando la famiglia è in difficoltà, ma è comunque un bene che il MES ci sia. Come le scialuppe sulla nave o il salvagente sotto il sedile dell’aereo: si spera di non dover mai farne uso ma è tranquillizzante sapere che esistono. E ben cinque Paesi vi hanno fatto finora ricorso: la Grecia (per tre volte), l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna, Cipro. 

In quanto meccanismo d’estrema emergenza, l’utilizzazione dei fondi MES è soggetta ad un ferreo controllo da parte della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea (BCE) e del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Controllo che non poche forze politiche nell’anarchica Italia tendono a leggere come un’inaccettabile intromissione esterna nelle politiche economiche nazionali. 

Una limitazione di sovranità nella spesa, il MES certamente lo è. Così come una sostanziale limitazione della libertà può esserlo la decisione del medico di ricoverare un paziente in ospedale, di fronte al minaccioso aggravarsi della malattia. Ancorché per il bene del malato e con esplicito consenso, nonché sulla base di procedure prestabilite e ritenute scientificamente valide. Allo stesso modo il MES non è una misura che riguarda chi è perfettamente sano, e neppure chi è un po' debole di salute, ma solo chi è quasi in punto di morte. Ed è pronto a tutto pur di salvare la pelle. 

Ora, a dispetto dell’esser stata tra le prime firmatarie del trattato, la superstiziosa Italia ha ripetutamente affermato, stringendo cornetti e toccando ferro, che mai, e mai, e mai, e poi mai deciderà di limitare la propria indipendenza e libertà per chiedere aiuto del MES. Dovesse pure affogare tra i debiti.

Giuramento scaramantico e tuttavia legittimo, tronfio come quegli eroi risorgimentali pronti a morire con sguardo sprezzante, piuttosto che piegarsi di fronte al nemico. Sebbene in questo caso di ciò non si tratti ma, al contrario, di accettare o meno l’eventuale aiuto di Paesi amici. 

Accogliendo alcune di queste perplessità, l’Eurozona ha apportato alcune modifiche al MES, così da renderlo accessibile – con minori obblighi – anche a quegli Stati la cui economia non sia in situazione disperata, ma solo in una fase di momentanea difficoltà.  

Non avendo l’Unione alcun potere legislativo, esecutivo o giudiziario, spetta ovviamente ai Parlamenti degli Stati dell’Eurozona accogliere o meno la direttiva e trasformarla in legge. O meglio: in 19 leggi. 

Bene. 18 Parlamenti hanno già favorevolmente votato la riforma. Un solo Stato continua a traccheggiare, adducendo le più svariate e inconcepibili motivazioni, e si tratta dell’Italia. Dove una classe politica non di prima scelta (o meglio: mai scelta) ha fatto del MES uno dei tanti tabù con i quali terrorizzare di tanto in tanto la pacifica popolazione. Non meno del TAV, degli inceneritori, del nucleare, dei rigassificatori… In una parola: del progresso.

Se bloccare il TAV ingrassando i porti di Francia, Olanda e Germania può arricchir di mazzette chi lo propone, così come buttar via miliardi per incenerire i rifiuti all’estero, o costruire a Trieste le centrali nucleari francesi e tedesche per poi acquistarne l’energia prodotta, o favorire la Russia impedendo l’approdo in Italia delle navi gasiere, la sistematica demonizzazione di un mezzo di salvataggio (neppure ONG!) come la scialuppa MES non è in alcun modo spiegabile, se non col congenito terrapiattismo di chi teme più le scie chimiche che i cinghiali per le vie del centro. 

Nessuno obbliga o obbligherà mai l’Italia ad indossare il salvagente in luogo del frac. Ma, soprattutto, nessuno ha mai obbligato l’Italia a sottoscrivere il trattato MES, così come nessuno le ha mai imposto l’adesione alla zona Euro e tantomeno l'ingresso nell’area Schengen.

L’Italia ha sempre liberamente aderito, quando non se n’è fatta addirittura promotrice, ai trattati oggi in discussione. 

Altrettanto liberamente può oggi decidere di rescinderli. Ma non sarebbe serio e degno di un Paese alfabetizzato un voto contrario che, senza nessun diretto o indiretto vantaggio per l’Italia, impedisca al resto dell’Eurozona il varo della riforma. 

Sarebbe una stupidaggine. Prodotto finito della stupidità non di pochi, ma – numeri alla mano – di una parte maggioritaria del Parlamento. 

Commenti

  1. Sei un pirla e adesso ti spiego perché. Il MES con la riforma in essere agisce come una Banca che presta soldi agli Stati e alle Banche in difficoltà. Agisce come un un fondo privato, seguendo i criteri rigorosi del diritto fallimentare, ha sede in Lussemburgo, dal 2014 è privo di operatività e di clienti (ultimo cliente la Grecia e sappiamo come è andata per i greci). I membri e dipendenti tutti del MES, dal Direttore agli uscieri, sono IMMUNI da giurisdizione, ossia non perseguibili da nessuno Stato europeo, sia in sede penale che civile e amministrativa. All'articolo 3 il regolamento del nuovo fondo è scritto che il MES valuta la sostenibilità dei debiti degli Stati aderenti, cioè agisce in pratica come una agenzia di rating interna all'UE. Ma il problema è che il MES è pure il fondo che potrebbe prestare i soldi agli Stati sottoposti a valutazione. Insomma, lo vedi lo strozzino che non ha clienti da anni, ha un buco nell'operatività di milioni di € a causa dei costi elevatissimi dei suoi dipendenti ben remunerati ma scarsamente efficienti per mancanza di lavoro, totalmente immune da responsabilità, che deve pure esprimere un giudizio sulla sostenibilità del debito di uno Stato? Mi sai citare un altro esempio al mondo (o se vuoi nella Galassia) di uno Stato sovrano e sviluppato come l'Italia che si fa prestare soldi da una banca estera e non dalla sua Banca Centrale in caso di necessità? Metteresti un euro dei tuoi risparmi in una banca con le caratteristiche descritte? Io no, nemmeno un centesimo.
    Poi, viene il discorso del sostegno alle banche nazionali. Perché, data la diffidenza nei confronti del Fondo, dopo il fallimento provocato della Grecia, nessuno Stato, dico nessuno, ha più osato ricorrere al MES. Ecco allora emergere la necessità, dopo anni di inerzia, di trovare una occupazione per le centinaia di funzionari e dipendenti del Fondo lussemburghese (che hanno peraltro continuato a percepire i loro ricchi compensi).
    Hanno pensato quindi di utilizzare il Fondo, per i salvataggi delle banche in difficoltà, nel quale l'Italia ha già versato 50 miliardi negli anni per i salvataggi di Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Grecia. Hai capito bene, ci abbiamo smenato finora 50 miliardi di €, non so se mi spiego! Bene. Ma l'accesso ai depositi del Fondo avviene secondo due linee diverse di credito. In una categoria, diciamo la A, entrano i Paesi che rispettano i criteri del patto di stabilità (del 3% di deficit/PIL e 60% di debito/PIL). Questi basta che comunichino la richiesta di fondi e possono prelevare senza altri passaggi autorizzativi. Tipo la Germania, l'Olanda, il Lussemburgo, e qualche altro paese nordico. Noi siamo in una seconda categoria, quella dell'inferno, la C: per avere credito bisogna passare sotto le forche caudine del vaglio del Consiglio Direttivo del MES e puoi immaginare come potrebbe facilmente andare a finire.
    Occorre dire che l'Italia immette le quote del Fondo MES per il 17% di 750 MLD di € (questa è la capacità massima del Fondo). Quindi noi mettiamo i soldi come altri Stati, ma se altri hanno bisogno possono prelevare senza problemi, mentre noi rischiamo una valutazione più rigida e un declassamento del debito finora emesso, che diventerebbe subordinato, essendo il debito con il MES un debito PRIVILEGIATO (da restituire prima di tutto il resto).
    Alla luce di tutto questo e di molto altro (tipo le clausole single limb CACs, che facilitano la ristrutturazione del debito, ossia il taglio ai risparmiatori, ma sarebbe molto lungo da dire) vorrei ribadire che i rischi di questa riforma peggiorativa del MES superano di gran lunga tutte le lusinghe sugli ipotetici e insignificanti benefici che tu hai citato.

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    1. Se l'Italia vuol continuare a farsi del male, lo faccia. Ovvio che la richiesta d'aiuto al MES sia un'ultima ratio, come per chiunque si trovi per sua disgrazia costretto ad indebitarsi, ed è altrettanto ovvio che il debitore è e sarà sempre nelle mani del creditore. Ma se si consentisse agli Stati dell'Eurozona di spendere oltre misura e a loro piacimento, come quegli incauti capofamiglia che acquistano a debito case e macchine che non potrebbero permettersi, il valore della moneta crollerebbe sul mercato causando ai Paesi membri perdite assai maggiori del modesto contributo richiesto ai Paesi «sani». Se oggi l'Euro è una valuta più stabile (e quotata) del dollaro, quasi alla pari col franco svizzero e in ripresa anche sulla sterlina, lo si deve all'attenta gestione da parte della BCE.
      Detto ciò, non è obbligatorio adottare l'Euro, per far parte dell'Unione Europea. Chi non può permetterselo, o non vuole, usi pure la propria moneta. Chi glielo impedisce? Ma non pretenda di godere dei vantaggi dell'Euro a spese degli altri Paesi che ne mantengono alto il valore grazie ai loro bilanci in ordine.
      Non si può far parte dell'area Euro senza approvare il MES. Come chiaramente ricorda il comma 7 del trattato oggi in discussione: «As a consequence of joining the euro area, a Member State of the European Union should become an ESM Member with full rights and obligations».
      Se vuoi la bistecca, ti tocca anche l'osso. Prendere o lasciare.

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