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Gomme a terra salvano la Terra?

Si infoltisce la tassonomia delle sempre più numerose specie di fessi. 

È apparso dal nulla a Bologna – città ormai sepolta sotto strati di scritte sui muri che in nulla l’hanno mutata, se non nell’aspetto: ieri salotto, oggi ripostiglio d’immondizia – un nuovo gruppo ambienterrorista, autoetichettatosi «Tyre Extinguishers»: raffinato gioco di parole che in dialetto non emiliano vorrebbe significare «sterminatori di pneumatici», in assonanza col più utile e innocente fire extinguisher, il rosso estintore che tante vite ha salvato.   

L’ultima moda dei nuovi fessi nostrani è quella di sgonfiare le gomme dei cosiddetti SUV, (Sport Utility Vehicle, che in corretto italiano suonerebbe come «utilitaria da diporto», meno fico che nell’anglico idioma) lasciando sotto il tergicristallo un volantino di brigatista memoria che tramite interminabile pippone accusa l’ignaro guidatore di seminare nell’aria polveri più o meno sottili, di trascinarsi dietro due tonnellate di «inutile ferraglia», di snobbare i mezzi pubblici (sempre e comunque in odor di santità). A bordo dei quali pare tuttavia assai scomodo salirci con dieci buste di spesa o con gli arnesi da lavoro, e ancor più difficile scenderne col portafogli intonso. 

Che i Savonarola del terzo millennio poco comprendano di automotive lo dimostra il fatto che con le gomme a terra ci si son ritrovati a Bologna non solo i grossi fuoristrada, ma anche alcune 500X, colpevoli solo d’avercela un po’ più lunga (la carrozzeria) rispetto alla più innocua sorella minore, priva di «X».

Cambia l’agnello sacrificale, ma non il vandalismo: furgoncini anziché opere d’arte. Resta il vuoto pneumatico di cervelli evidentemente più sgonfi di qualsiasi altro oggetto pneumatico.

Punire chi s’è comprato (il più delle volte a debito) un’auto che a noi non piace, è un po’ come andare in giro a tagliar cravatte solo perché non intona il colore, o perché si ritiene che la cravatta sia meglio tatuarsela, così da non obbligare i bachi a servire il maschio occidentale affaticandosi per settimane a imbozzolare la seta. 

Checché ne dicano gli italici «progressisti», bloccare uno strumento di lavoro come l’auto non è certamente un gesto in direzione del progresso (il quale ha in comune con l’azzoppato veicolo il vizio di voler andare avanti) ma un atto criminale volto piuttosto a fermarlo. Rivelando in tal modo l’autentico fine di questi impazienti fautori del medioevo, terrorizzati da un futuro che non sono in grado di costruire ma credono di poter fermare oltraggiando un passato che non sono in grado di comprendere e distruggendo quel presente che ancora si ostina a volerli inutilmente nutrire e proteggere. 

I soli a trarne un qualche beneficio saranno infine i signorini delle ZTL, desiderosi di aria pulita da rubare alle valli e alle campagne, esportando in periferia le ciminiere che producono elettricità per poi con quella disintossicare dai fumi e dai rumori quei centri storici dove hanno il privilegio di vivere.

Buon per loro. Un po' meno per i fessi. 

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